«Quattrocento lek, quattro euro per parcheggiare. A Mattinata ne pago cinque. Una birra alla spina da 0,40 ml in media costa 550 lek, ben 5,5 euro. Una pizza margherita?6 euro». Nelle ultime settimane c’è stata una sola narrazione a reti unificate. Questo in sintesi il messaggio: la Puglia è cara e molti hanno preferito andare in vacanza nella più economica Albania. Al di là di quello che diranno i numeri definitivi sull’estate tra poche settimane, la Cassazione quando si parla di economia turistica, c’è un elemento che non può essere trascurato: l’approssimazione.
Si può davvero confrontare il costo di un ombrellone o di un prodotto in contesti completamente diversi? Fin dove la convenienza rimane tale e dove, invece, diventa disservizio a basso costo?
Francesco Cimmarusti, dottore in Economia del Turismo,esperto di eventi e comunicazione e “turista speciale”
per l’Edicola del Sud, è andato a verificare per noi se davvero in Albania si risparmia così tanto da giustificare
un “cambio di rotta” da parte dei turisti rispetto alla Puglia. Quello che ha toccato con mano non sono solo prezzi simili a quelli italiani, perlomeno al Sud, ma anche servizi non sempre all’altezza delle aspettative.
«Una indagine iniziata online, prima di partire – racconta –e dunque facilmente verificabile da chiunque. Un
alloggio in un hotel tre stelle per tre notti ad agosto, due adulti e un bambino, costa oltre le ottocento euro. Il discorso non cambia per un appartamento: per quarantacinque metri quadri, tre notti e per la stessa durata, si
superano i 650 euro. Neanche l’ombra delle vacanze a prezzi “stracciati”». Il discorso pare non cambiare se
dagli alloggi si passa ai prodotti alimentari. «Io sono nel Nord dell’Albania, nei dintorni di Valona, ma mi riferiscono che al Sud la situazione sia anche peggiore – prosegue sempre Cimmarusti – con luoghi presi d’as –
salto da giovani che pensano di trovare qui la nuova Ibiza. Dove mi trovo io una bottiglia di vino che in Puglia
costa 15 euro arriva a 35. Ci sono le spese di trasporto per importarlo, fanno notare dall ’attività commerciale.
Resta però che non c’è una particolare convenienza. Un cappuccino? Tre euro. Un caffè? Un euro e mezzo. In
Puglia costano meno».
Un capitolo a parte merita la questione carburanti. In Italia occupa da giorni i titoli dei giornali a causa delle scelte dell’Opec (l’organiz – zazione dei paesi esportatori di petrolio), delle accise e della speculazione. Anche
in questo, però, le differenze con l’Albania sono tutt’altro che evidenti. «Un litro di gasolio costa 1,93 euro –rivela
Cimmarusti, come testimoniato dalla foto in pagina -. Non è un prezzo tanto differente da quello che si registra
da noi». Nel confronto tra le due mete, Cimmarusti si sofferma anche su un aspetto: quello dell’evasione.
«Ho verificato che in tanti non rilasciano lo scontrino – spiega -. Non tanto nei bar, dove non si tratta di un vero
documento fiscale, quanto negli hotel. Quasi sempre ti chiedono di pagare in contanti, non accettando la carta
di credito o il bancomat proprio per non fare la ricevuta e lasciare traccia». Infine i servizi. A parità di costo,
stando alla testimonianza “sul campo” di Cimmarusti, non sarebbero sempre all’altezza di quelli offerti dall’altra
parte dell’Adriatico. «Nei bagni non c’è quasi mai il box doccia –racconta –. A volte perché gli alloggi sono talmente piccoli che non sarebbe possibile installarli; in altri semplicemente per risparmiare. Senza
dimenticare poi i rifiuti: vengono spesso accatastati all’esterno delle strutture ricettive. Anche di hotel a
quattro stelle». La fotografia che emerge dal racconto è quella di una terra dalle grandi opportunità che muove i primi passi nel turismo di massa ma che rischia di esserne travolto.
«La crescita quest’anno del 33 per cento degli arrivi non è stata gestita bene perché hanno alzato subito i prezzi
senza essere in grado di migliorare i servizi». Una situazione che resta fuori, però, dal racconto mainstream di questi giorni. «Mi sembra evidente che sia in corso una violenta campagna contro la Puglia. Regione che, qualcuno forse l’ha scordato, negli ultimi vent’anni è cresciuta enormemente dal punto di vista dell’accoglienza e oggi non è più solo mare», conclude Cimmarusti.