Affitti per gli studenti. Parla Stefano Maiolica, in arte “Un terrone a Milano”: «Costretti a vivere in periferia»

«La situazione a Milano, ma più in generale in tutto il Nord Italia, è diventata proibitiva. Tanti ragazzi rischiano di rinunciare ai propri sogni per colpa del costo troppo elevato degli affitti. Milano ormai è una città per pochi. Si può scegliere di vivere in periferia per risparmiare qualcosa, ma la criminalità è un grande ostacolo», a raccontarlo è Stefano Maiolica in arte “Un terrone a Milano”, content creator originario di Salerno che ormai tanti anni fa è partito alla volta della città della Madonnina. Ora dispensa consigli di sopravvivenza a chi si appresta ad affrontare i costi folli di Milano.

Com’è la vita di uno studente del Sud al Nord?

«È una vita bella, dinamica, piena di cose nuove da scoprire. Ma c’è un’altra faccia della medaglia. I ragazzi che emigrano al Nord si trovano davanti ad una vita fatta di spese folli che deve convivere, forse per la prima volta, con la nostalgia di casa. Il problema numero uno a Milano, ma adesso anche in altre parti del Nord, è trovare una casa o semplicemente una stanza decente e a un prezzo accessibile».

Parlando di affitti, qual è la situazione attuale a Milano?

«La situazione a Milano è sempre quella, l’unica differenza è che adesso finalmente se ne sta parlando. La descriverei come una situazione senza controllo nel senso che i prezzi sono arrivati alle stelle. Oggi per una stanza singola a Milano non si scende sotto i 700 euro la maggior parte delle volte. Il costo della vita qui è davvero proibitivo. Quello che cerco di ribadire sempre è che non solo i costi sono alti, ma gli alloggi che ci sono in giro sono davvero improponibili. Come spesso riporto, si affitta la qualunque. Ti parlo proprio di bunker senza finestre, sottoscala, materassi a terra, garage trasformati in case. Davvero se ne vedono di ogni. Si tratta ovviamente di situazioni a nero, cosa che sconsiglio sempre a chi mi segue. Per non parlare poi delle agenzia che se ne approfittano. Ad oggi è diventato davvero difficile partire da zero se non si ha alle spalle una famiglia benestante che può dare un supporto. Questo ovviamente è un problema: il nostro paese purtroppo è impostato in un modo in cui per riuscire a realizzare dei sogni bisogna andare a Milano. Di conseguenza questa è una strada che solo in pochi riescono a percorrere».

Come ci si difende da tutto questo? Qualche consiglio per sopravvivere che dai alla tua community?

«I miei consigli si basano principalmente sul prevenire le truffe. È davvero facile caderci quando si è in una città nuova e si ha fretta di trovare una sistemazione. Basta pochissimo per cadere in truffe anche banali. Bisogna mantenere la calma, avere la pazienza di non fidarsi di alloggi che non sono stati visitati di persona e moltissima attenzione anche ai gruppi facebook. Ci cascano anche tantissimi genitori che cercano disperatamente di dare una mano ai figli. Il mio consiglio pratico è quello di studiare bene la mappa delle metro. Milano è collegata benissimo e in periferia i prezzi sono leggermente più bassi. Allo stesso tempo molti ragazzi hanno sempre più paura di allontanarsi dal centro cittadino perchè nel frattempo si è alzato esponenzialmente il tasso di criminalità. Non è facile per un genitore accettare che il figlio viva in un posto non sicuro».

Tu pensi che la “protesta delle tende” messa in scena da gli studenti fuorisede abbia sortito qualche effetto?

«Viviamo in un’epoca fatta di trend, dove le tematiche esplodono con la stessa intensità con cui spariscono nel nulla. Io stesso cerco da anni di creare viralità sui social attorno a queste tematiche. In generale penso che la protesta della tende sia stato un ottimo spunto per creare viralità ed è stata importante come somma ad altre iniziative. Ora abbiamo finalmente consapevolezza di una serie di dinamiche che possono facilmente distruggere il sogno di far carriera di tanti giovani».

Prima di salutarci, qualche nuovo progetto in cantiere?

«Sto scrivendo un libro. “Una biografia collettiva”, così l’ho chiamata io. Parte dalla mia storia per poi arrivare a un agglomerato di storie di tanti ragazzi che hanno lasciato la loro terra. Sarà una guida che non dà risposte concrete, perchè non ci sono, ma che accompagna attraverso le esperienze del protagonista».

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