«A ciascuno il suo fiore. Basta essere sinceri»

C’è chi non vede l’ora che arrivi e c’è chi lo detesta. Ma, anche volendo, è piuttosto difficile da ignorare: il 14 febbraio, giorno di San Valentino, è un tripudio di cuori rossi in ogni dove. Siamo tutte e tutti d’accordo che l’amore dovrebbe essere celebrato ogni giorno, ma a San Valentino non si sfugge, poco importa se si sia single o in coppia. Tanto vale cogliere un’occasione in più per dichiararsi, rinnovare una promessa d’amore, d’amicizia, d’affetto o, perché no, per impegnarsi ad amare sé stessi e sé stesse un po’ di più. Anche solo con un fiore.

Con poche eccezioni, i fiori sono sempre graditi. Ma, in un’epoca come la nostra, in cui i social mettono tutto sotto i riflettori e in cui la pandemia sembra aver acutizzato le insicurezze personali e sociali: quali scegliere? Come dare il messaggio giusto alla persona del proprio cuore, facendo anche i conti con il portafoglio? Lo abbiamo chiesto a Eugenia Valenzano, barese, 56 anni, che tra i fiori vive da quando ne aveva 14, oggi nel suo negozio in pieno centro a Bari.
«Non è il caso di spendere cifre esorbitanti, anche con pochi euro si può far battere forte un cuore, l’importante è che il dono sia sentito, come il biglietto che lo accompagna».
Non si rischia di risultare banali?
«Quando ci sono sentimenti sinceri di mezzo, nulla è mai banale, neanche una classica rosa rossa. Ma, se me lo chiedono, cerco di indirizzare la scelta su un bouquet alla francese, con fiori misti di campo (margherite, papaveri, tulipani, anemoni, ranuncoli, fresie), che portano allegria, profumo, delicatezza, e che per me sono simbolo di un amore fresco, colorato, gioioso. Meglio ancora se sono fiori della nostra Puglia, così siamo gentili anche verso l’ambiente». Perché, scopriamo con Eugenia, le rose rosse spesso arrivano dalla Colombia (dove sono più economiche e disponibili tutto l’anno), nonostante i costi di trasporto (dal Sud America arrivano in Olanda e da lì distribuite in tutta Europa) e l’inquinamento che con le spedizioni si immette nell’aria. Poco romantico, eh? Ma Eugenia è una donna pragmatica, diretta, con una voce assertiva, difficilmente lascia trapelare troppe emozioni. La tradiscono il suo sorriso aperto e il suo fiore preferito, la violetta selvatica: secondo lei «non esiste», ma poi confessa che è solo difficile da trovare. Come lei, e il suo raro talento che la porta a un continuo lavoro di ricerca su materiali poveri che, con grande naturalezza e creatività, lei trasforma in qualcosa di unico ed emozionante.
Come fa a capire quale fiore consigliare per un dono?
«Per me è importante cogliere lo sguardo di una persona nel momento in cui guarda un fiore: l’espressione si trasforma, letteralmente. Dalle mie grandi vetrine vedo le persone passare di corsa con il viso buio, la fronte corrucciata, e illuminarsi nel momento esatto in cui lo sguardo si posa sui fiori e sulle piante che ho scelto quel giorno; possono anche non entrare per acquistare qualcosa, io sono già felice di aver regalato loro un sorriso, un’emozione. Per tornare alla domanda, credo che ciascuno sappia già qual è quello giusto, ma in caso di dubbi, provo a esplorare le caratteristiche della persona a cui è destinato».
Ci fa qualche esempio?
«Per una persona più riservata sono meglio piccoli mazzi composti di fiori piccoli; per una persona semplice meglio dei tulipani, magari gialli e bianchi, o delle calle; per una più espansiva una composizione morbida, di fiori coloratissimi; per chi ha qualche spigolo suggerisco fiori a stelo rigido come le sterlizie; per le personalità più creative magari un unico fiore, con dei rami di salice contorto e qualcosa di inaspettato, come i carciofi; e per chi ha già tutto tanti lilium casablanca».
Di esempio in esempio, Eugenia ha accettato di fare con noi una specie di “gioco delle coppie”, in versione“persona-fiore”. Ecco cosa ne è uscito.
Cosa regalerebbe a: Sabrina Ferilli?
«Un fascio di calle con tanta ginestra bianca».
Mahmood e Blanco?
«Tanti iris gialli e blu».
Maria De Filippi?
«Un bouquet di tulipani coloratissimi».
Luca Argentero?
«Il mio preferito, in che ruolo?», il dottor Fanti nella serie Doc ora in tv? «Giacinti profumati e colorati».
Proprio niente rose rosse?
«A Ornella Muti e Nunzia Caputo, ma fasci da 100 fiori, donne come loro bisogna saperle stupire».
Secondo lei, c’è ancora spazio per il romanticismo?
«Sicuramente ce n’è tanto bisogno. E credo che noi baresi, magari lo diamo poco a vedere ma in fondo siamo dei gran romanticoni».

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