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1 Caffè sbarca in Puglia per “Portatori sani di sorrisi”: «Facciamo del bene a chi fa del bene»

«Vogliamo sentirci utili in un territorio dove ci sono progettualità virtuose che possono essere moltiplicate. Ecco perché siamo così felici di essere arrivati in Puglia: noi ci siamo». Fare del bene per chi fa del bene. È 1 Caffè Onlus, la prima realtà digitale nata da un’idea di Luca Argentero che ogni anno sostiene 52…

«Vogliamo sentirci utili in un territorio dove ci sono progettualità virtuose che possono essere moltiplicate. Ecco perché siamo così felici di essere arrivati in Puglia: noi ci siamo». Fare del bene per chi fa del bene. È 1 Caffè Onlus, la prima realtà digitale nata da un’idea di Luca Argentero che ogni anno sostiene 52 no profit attraverso una raccolta fondi sulla propria piattaforma, ma anche con attività di comunicazione e co-progettazione. Silvia Meacci, classe 1988, è il direttore generale dell’associazione, che in questi giorni ha all’attivo (su www.1caffe.org) il crowdfunding per “Dona un Kilometro a Felicetto”, uno dei progetti di Portatori sani di sorrisi odv, un gruppo di volontari clowns nato nel 2013 e presenti nei diversi reparti degli ospedali salentini.

Meacci, da Torino alla Puglia, come avete fatto?
«Ci hanno trovato loro: “Portatori sani di sorrisi” si è candidata alla nostra piattaforma, e così li abbiamo raggiunti».
Come funziona la piattaforma?
«L’attività principale della nostra associazione è il crowdfunding, ogni settimana sosteniamo un ente differente con progettualità diverse. Per arrivare alla piattaforma le no profit si candidano, c’è un comitato scientifico, e una volta che riceviamo il nulla osta dopo un controllo formale si calendarizza la settimana di raccolta fondi».
E poi?
«Noi eroghiamo 500 euro, il primo mattoncino, e durante la settimana diamo ai nostri utenti tutti gli strumenti possibili per fare una donazione a favore della no profit – vogliamo rendere il dono un gesto semplice, quindi è possibile usare ogni mezzo, bonifico, PayPal, Satispay. In quella settimana, però, noi ci occupiamo anche di aiutare l’ente nella propria strategia di comunicazione: si tratta sempre di piccole e medie realtà che cercano di far fronte alle difficoltà del territorio, ma che non hanno strumenti per farsi conoscere, per espandere il proprio raggio di attività. Ecco perché la speranza è anche che finita la settimana si siano creati legami che rimangono nel tempo. Infine, facciamo anche un focus sulla loro progettualità, e li aiutiamo a partecipare a bandi».
È la prima volta che arrivate in Puglia?
«La seconda, la prima è stata con un’altra associazione di Brindisi. Siamo molto felici di questa collaborazione non solo perché “Portatori sani di sorrisi” è una bellissima realtà, ma anche perché ci permette di raggiungere il Sud. Se guardiamo la mappa dell’Italia, è piena di enti no profit, 360 mila in tutto».
Ma…?
«Ma il Nord ne fa da padrone, con 182 mila, contro 64 mila al Sud. C’è una grande sproporzione, ecco perché cerchiamo di spingere in primis perché gli enti ci cerchino per avere il nostro aiuto, e poi perché ne nascano di nuovi: il potenziale è enorme, c’è molto più spazio di crescita rispetto al resto del Paese. C’è un altro pezzo del nostro progetto, Campo base, un luogo fisico di coworking solidale, dove si trova una rete di consulenti che eroga consulenze, dove è possibile fare rete e corsi di formazione. A Torino è nato il primo, c’è n’è uno a Montichiari, e il prossimo step è a Milano. Ma noi vogliamo arrivare anche al Sud, e tantissime fondazioni ce lo chiedono: perché lì dove manca il welfare statale, arrivano i privati».
Qual è il progetto di “Portatori sani di sorrisi”?
«Si chiama “Dona un chilometro a Felicietto”, un camper che fa una sorta di servizio di mobilità solidale: è un taxi per le famiglie che sono costrette ad attraversare l’Italia per raggiungere gli ospedali più quotati in determinate patologie, ma che si trovano lontani dai propri luoghi di residenza. L’associazione non solo si fa carico delle spese di trasferta e accompagna le famiglie, ma rende anche il viaggio un’esperienza felice e colorata, piena d’amore, per i bambini».
Ma la collaborazione con loro, per 1 Caffè, è solo il punto di partenza…
«Sì, è anche una call to action agli enti del Sud per dire loro che noi ci siamo, che devono sfruttarci di più. Non ci conoscono abbastanza, forse anche perché siamo un unicum nel terzo settore – aiutiamo chi aiuta -, ma allora vogliamo far sapere che esiste una realtà che offre i suoi servizi per supportare chi fa la differenza. E poi, la settimana di crowfunding è solo un primo modo per venire in contatto con noi; poi si entra nella nostra famiglia».
E questo cosa significa?
«Sempre di più le società devono dimostrare di aumentare la loro responsabilità sociale: non sono più giudicate solo per il proprio fatturato, ma anche per quello che devolvono per il bene comune. Spesso, però, non sanno valutare i progetti, non hanno il tempo di accompagnare gli enti. Ecco perché noi stiamo sviluppando operazioni di Corporate social responsibility per le aziende: facciamo da intermediari tra loro e gli enti no profit che più si avvicinano alla loro idea di sostenibilità, di cui noi siamo garanti perché ci abbiamo lavorato insieme».
E lei com’è entrata nella famiglia di 1 Caffè?
«Ho un percorso giuridico, lavoravo in uno studio legale a Milano, ma sentivo che le mie competenze non erano sfruttate al meglio, avevo l’esigenza di sentirmi utile, di svolgere una professionalità che potesse avere un impatto sociale. Ecco perché ho iniziato a fare colloqui per il terzo settore, e grazie a Luca (Argentero, ndr) sono entrata in un 1 Caffè. Dopo quattro anni posso dire di aver vinto la mia scommessa».

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