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Vino, produzione ko: c’è chi pensa di estirpare le viti. Contrari i piccoli produttori pugliesi

Manca poco meno di un mese e mezzo all’inizio della vendemmia e da più parti ci si interroga sul futuro del settore vitivinicolo ed enologico in Italia e in Puglia, dove non mancano le criticità.

Le criticità

Partiamo dalle grandi giacenze di vino invenduto, sfuso e di qualità: c’è stata la tendenza negli ultimi anni a produrne sempre di più portando a un eccesso di offerta sul mercato, peraltro condizionato da due guerre, dall’inflazione, dall’aumento alcune volte ingiustificato dei prezzi e dei margini di profitto per i produttori.

I cambiamenti climatici

Le variazioni climatiche hanno influenzato qualità e quantità delle uve prodotte. Siccità, piogge e grandinate hanno danneggiato i raccolti e influenzato negativamente la produzione. Per non parlare delle fitopatie che nella scorsa annata hanno distrutto il 30-40% della produzione. Passiamo ai costi di produzione che hanno avuto un’impennata notevole: manodopera in campo e in cantina, tappi, botti, capsule, vetro, etichette, trasporti, promozione e marketing. Da non trascurare è la diminuzione dei consumi interni, principalmente a causa dei cambiamenti nelle abitudini, come una maggiore preferenza per bevande diverse dal vino. I giovani, d’altronde, si stanno spostando verso birra e cocktail, mentre si sviluppa la tendenza ai consumi di vini a bassa gradazione alcolica o dealcolati.
Concorrenza estera, marketing e, soprattutto regolamentazione e burocrazia, sono altre problematiche che bisognerà una volta per tutte affrontare e risolvere definitivamente.

Le contromisure

Ma con quali strategie rispondere a questa crisi? Innanzitutto, puntare sempre più al miglioramento della qualità del prodotto, la diversificazione dei mercati di esportazione, l’adozione di pratiche agricole sostenibili e l’innovazione tecnologica. Si parla anche di “ridisegnare” o accorpare le Doc, diminuire le rese per le Igt ed estirpare i vigneti. Ecco, estirpare i vigneti: l’idea è emersa durante il congresso di Assoenologi a Cagliari ed è del suo presidente Corrado Cotarella che ha parlato della «necessità di diminuire assolutamente le nostre produzioni al di là delle richieste dei mercati». In Francia è già successo: è passato più di un anno da quando è stato dato il via libera all’estirpazione di 9.500 ettari di vigneti, per contrastare l’irrefrenabile espansione della flavescenza dorata come l’unica strada possibile per debellare definitivamente la “malattia” ma con lo scopo anche di ridurre la capacità produttiva del vigneto di Bordeaux che oramai da due anni sta vivendo una grave crisi di mercato in tutto il mondo. E non è finita qui: si sta pensando, sempre in Francia, a ulteriori estirpazioni fino a 50-60mila ettari.

Lo scenario pugliese

Passando ad esaminare l’estirpazione del potenziale vitivinicolo pugliese bisognerà razionalizzare le aree, le vocazioni, studiare le opportunità, valutare diversificazioni, mettere a punto nuove linee di promozione sui mercati internazionali, e non ultimo invocare sostanziosi aiuti dallo Stato. Circa l’estirpazione, come è naturale non tutti sono d’accordo: i piccoli produttori e le aziende familiari sono contrari a questa che secondo loro, è un vero e proprio “capovolgimento” della missione dopo anni ed anni di sacrifici; mentre le grandi aziende, che hanno centinaia di ettari di proprietà ma altrettante in affitto, sono più possibilisti, anche se con le dovute cautele.

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