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Triggiano, un goal per il “Gigante Buono”: in campo per ricordare Domenico Leonetti a un anno dalla tragedia

Esattamente un anno fa, il 16 dicembre 2024, un malore improvviso strappava alla vita Domenico Leonetti, 35 anni, mentre faceva ciò che amava di più: giocare a calcio con gli amici. Lunedì sera, quello stesso campo sportivo, il "Principe di Piemonte", si è riempito nuovamente. Non per una partita qualunque, ma per celebrare la memoria…
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Esattamente un anno fa, il 16 dicembre 2024, un malore improvviso strappava alla vita Domenico Leonetti, 35 anni, mentre faceva ciò che amava di più: giocare a calcio con gli amici. Lunedì sera, quello stesso campo sportivo, il “Principe di Piemonte”, si è riempito nuovamente. Non per una partita qualunque, ma per celebrare la memoria di quel “Gigante Buono” che ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità triggianese.

A organizzare l’evento è stato il gruppo “70019” (dal codice postale della città), una realtà nata nel 2024 che sta provando a riscrivere le regole del tifo locale.

La partita del cuore

In campo sono scese due formazioni che hanno indossato le maglie della vita di Domenico: il giallo-arancio dell’Arcobaleno Triggiano e il bianco-azzurro del Triggiano Calcio. Una sfida simbolica, giocata sotto gli occhi commossi della famiglia Leonetti e di tantissimi amici, per onorare un ragazzo generoso, tifoso della Roma e del Bari, che aveva fatto della lealtà il suo stile di vita. Ma il memorial non si è limitato al calcio giocato: grazie alla collaborazione con le associazioni di volontariato del territorio, durante la serata sono stati raccolti indumenti e viveri da donare alle famiglie bisognose in vista del Natale.

L’iniziativa porta la firma di un gruppo eterogeneo composto da circa 30 ragazzi – tra liceali, universitari, imprenditori e pubblici ufficiali – uniti dai colori bianco-azzurri. Il collettivo “70019” nasce con una missione precisa: fare aggregazione basandosi su lealtà e sportività, prendendo nettamente le distanze da ogni forma di violenza o vandalismo. «Vogliamo essere un punto di riferimento per i più giovani – spiegano i promotori –, offrendo un’alternativa alle “situazioni sbagliate” della strada. Frequentare lo stadio deve essere un modo per socializzare e festeggiare, lontano dagli stereotipi negativi che spesso macchiano il movimento ultras».

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