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Taranto, ex dipendente delle Poste non riceve la pensione da 14 mesi: «Situazione indegna»

Un ex dipendente di Poste italiane di Taranto, collocato in pensione obbligatoria per limiti d'età da 14 mesi, non avrebbe ancora percepito alcun assegno previdenziale. A denunciarlo è la UilPoste Puglia che definisce la vicenda «gravissima». Per il segretario regionale del sindacato, Giuseppe Manfuso, «siamo di fronte a una situazione inaccettabile e umanamente indegna. Un…
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Un ex dipendente di Poste italiane di Taranto, collocato in pensione obbligatoria per limiti d’età da 14 mesi, non avrebbe ancora percepito alcun assegno previdenziale. A denunciarlo è la UilPoste Puglia che definisce la vicenda «gravissima».

Per il segretario regionale del sindacato, Giuseppe Manfuso, «siamo di fronte a una situazione inaccettabile e umanamente indegna. Un lavoratore che ha servito per anni Poste italiane – spiega – oggi è senza stipendio perché non più in servizio e senza pensione perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere. Questo non è un disguido tecnico, è un fallimento del sistema».

Il sindacato evidenzia che «secondo quanto comunicato dall’Inps, il blocco sarebbe legato ad anomalie contributive riferite al periodo 2000-2010, quando il lavoratore era impiegato con contratti a tempo determinato prima della stabilizzazione ottenuta tramite ricorso giudiziario. Irregolarità che, per l’Istituto, devono essere sanate da Poste Italiane per procedere alla liquidazione».

Nel frattempo, aggiunge Manfuso, «a pagare è sempre il lavoratore lasciato senza entrate da oltre un anno, con problemi di salute e difficoltà economiche sempre più gravi».

Sulla vicenda interviene anche il coordinatore territoriale Uil Taranto, Gennaro Oliva: «Non è tollerabile che una persona resti intrappolata in un limbo burocratico senza reddito e senza certezze. È necessario un intervento immediato».

UilPoste Puglia annuncia iniziative sindacali e legali e conclude: «Siamo a pochi giorni dal Natale, tempo di dignità e solidarietà. Lasciare un pensionato senza un euro in questo periodo è una ferita profonda al senso di giustizia e di umanità. I diritti non possono andare in vacanza, nemmeno a Natale».

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