La partita tra Norvegia e Israele, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026, è stata teatro di una giornata di forti proteste e tensioni. Prima del fischio d’inizio, oltre un migliaio di manifestanti hanno sfilato per le strade di Oslo in un corteo pro-Palestina, organizzato dal Comitato per la Palestina. I partecipanti, molti dei quali indossavano la maglia della nazionale palestinese, hanno scandito slogan come «No al genocidio» e chiesto l’annullamento della partita, con fumogeni accesi per sottolineare la protesta.
Sicurezza senza precedenti e incidenti in campo
La polizia norvegese ha messo in atto «misure di sicurezza senza precedenti per una partita di calcio in territorio norvegese», schierando un gran numero di agenti che ha garantito l’assenza di incidenti durante la marcia verso lo stadio Ullevaal. Nonostante l’imponente dispositivo di sicurezza, la protesta è entrata nel campo da gioco:
- Durante l’esecuzione dell’inno nazionale di Israele, si sono levati forti fischi da parte dei tifosi scandinavi.
- Sugli spalti, sono state esposte grandi bandiere palestinesi e striscioni con messaggi come “Lasciate vivere i bambini” e “Mostra il cartellino rosso a Israele”.
- La partita è stata interrotta per alcuni minuti a causa dell’invasione di campo di un uomo che indossava una maglietta con la scritta “Free Gaza”, subito bloccato dagli agenti.
Per tutta la durata del match, i giocatori israeliani sono stati sistematicamente fischiati ogni volta che toccavano il pallone, trasformando l’evento sportivo in una manifestazione del conflitto mediorientale.