Brindisi si conferma tra le dieci città d’Italia in cui sono aumentati di più i prezzi. L’aggiornamento dell’inflazione di agosto da parte dell’Istat non si discosta particolarmente da quelli dei mesi precedenti, confermando il “caso Brindisi”. La città messapica è al decimo posto tra le città in cui i prezzi sono saliti di più in percentuale: del 17,3 per cento, come Napoli e più di Milano, seppure di solo lo 0,1 per cento. Il dato diventa ancora più significativo se si prendono in considerazione i soli servizi di ristorazione. In questa particolare classifica Brindisi è la città in Italia in cui i prezzi sono aumentati di più: del 14,4 per cento. È quanto si evince dallo studio realizzato dall’Unione Nazionale Consumatori che parla apertamente di una stangata d’agosto.
L’associazione ha stilato anche la top ten dei rincari, mettendo in fila i prodotti che hanno registrato gli incrementi di prezzo più significativi. Al primo posto c’è lo zucchero con un aumento del 43,3 per cento su base annua. Al secondo l’olio di oliva, con un incremento del 37,1 per cento. Medaglia di bronzo per le patate che salgono del 25,9 per cento. Al quarto posto i pomodori, con più 25,3 per cento. Segue il riso e finocchi, carote e cipolle ex aequo con più 23,6 per cento. Al settimo posto i voli nazionali che sono aumentati del 22 per cento e che sono la prima voce non alimentare. Seguono albicocche e susine (+21,9 per cento), cavoli (più 20,5 per cento). Chiudono la top ten le arance (più 18,4 per cento). L’Anc segnala, inoltre, anche i pacchetti vacanza nazionali, su del 17per cento, meloni, cocomeri e gelati ex aequo al sedicesimo posto con +15,5 per cento, latte conservato più 15 per cento, alimenti per bambini che sono lievitati del 14,7 per cento. Infine il pane confezionato e gli alberghi, saliti del 13 e del 12,9 per cento.
L’allarme dei commerciati. Sindacati dal Governo
L’inflazione sta avendo un impatto pesante non solo sulle tasche delle famiglie ma anche sui conti dei commercianti. Dai dati diffusi ieri da Centro Europa Ricerche di Confesercenti, nel secondo semestre dell’anno i consumi rischiano di frenare di quattro miliardi. «Il calo dell’Inflazione – spiega la confederazione – è più lento del previsto, mentre l’aumento tendenziale dei prezzi sembra proseguire indisturbato, rimanendo fisso sopra la soglia del 5% (+5,4% ad agosto)». La ricerca di Confesercenti ipotizza una quota complessiva dei consumi sul Pil che dovrebbe attestarsi al 59,3%, dal 59,8% dello scorso anno, ma al netto dell’Inflazione «darebbe un contributo reale del 58,4%, il più basso dall’inizio del secolo». Proprio per affrontare l’emergenza inflazione i sindacati incontreranno il Governo venerdì prossimo. Una iniziativa voluta proprio dall’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni. A presiedere la riunione sarà il ministro delle Imprese e del Made in Italy. Il confronto sarà prima con Cgil, Cisl, Uil e Ugl e poi con tutte le altre sigle sindacali.