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Nardò, al festival itinerante della Notte della Taranta arriva il collettivo palestinese 47Soul

Nardò, città simbolo del tarantismo, si fa crocevia ideale tra memoria e innovazione con l'obiettivo di unire le culture popolari attraverso la musica, l'incontro e il ritmo. La città salentina ospiterà, l'8 agosto prossimo, una tappa del festival itinerante "La Notte della Taranta" che vedrà esibirsi il collettivo musicale palestinese 47Soul che ha dato vita…
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(Foto Sima Ajlyakin, com.st.)

Nardò, città simbolo del tarantismo, si fa crocevia ideale tra memoria e innovazione con l’obiettivo di unire le culture popolari attraverso la musica, l’incontro e il ritmo.

La città salentina ospiterà, l’8 agosto prossimo, una tappa del festival itinerante “La Notte della Taranta” che vedrà esibirsi il collettivo musicale palestinese 47Soul che ha dato vita allo shamstep, travolgente miscela di elettronica, hip-hop, dabke tradizionale e reggae.

Il nome del gruppo allude al 1947, l’anno in cui era ancora possibile incontrarsi nella Grande Siria, dove una libertà di circolazione oggi ormai perduta annullava i confini tra Gerusalemme, Amman, Damasco e Beirut.

Fondato in Giordania nel 2013, 47Soul affonda le radici nella cultura del Levante – Palestina, Siria, Giordania, Libano – e la rilancia con uno stile potente e contemporaneo. Il collettivo è composto da Tareq Abu Kwaik (El Far3i), Ramzy Suleiman (ZthePeople) e Hamza Arnaout (El Jehaz), tre artisti dalle identità fortemente ibride e complementari.

El Far3i, rapper giordano-palestinese, è anche cantante, compositore e percussionista, noto per la sua intensa attività da solista e per essere stato tra i fondatori della band El Morabba3.

ZthePeople, palestinese-americano, unisce nei suoi arrangiamenti il groove dell’electro-soul alle scale e alle strutture della musica araba, con influenze profonde dalla tradizione della dabke.

El Jehaz, già fondatore della band giordana Autostrad, è la spina dorsale sonora del gruppo: le sue chitarre e i suoi riff costituiscono l’ossatura dinamica e pulsante dello shamstep.

Insieme, costruiscono un paesaggio musicale che intreccia esperienze diasporiche, radici condivise e visioni globali fondendo i suoni degli strumenti tradizionali arabi come l’arghul e il mijwiz con beat moderni e suoni urban, dando nuova voce alla dabke, antica danza popolare mediorientale, e ad altre sonorità regionali come lo shaa’bi.

Il risultato è un suono originale, vibrante e radicato, capace di attraversare confini culturali e linguistici. Le loro performance sono cariche di energia e parole: testi bilingue, arabo e inglese, che veicolano messaggi di libertà, uguaglianza e identità, parlando a un pubblico globale.

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