Dopo una notte di scontri e trattative, la Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera alla Manovra, mentre il relatore è atteso in Aula lunedì e il voto finale è previsto per martedì. Ma il clima resta teso, dentro e fuori la maggioranza. Il percorso della legge di Bilancio procede tra stop and go, tensioni politiche e continui rinvii
L’Aula è stata sospesa due volte nel corso di un sabato convulso, segnato da colloqui tra i partiti e proteste delle opposizioni. L’ultimo stop è arrivato sulla riproposizione della sanatoria edilizia, inizialmente accantonata e poi rientrata sotto forma di riformulazione. «Una forzatura gravissima», hanno denunciato le opposizioni, minacciando ostruzionismo. Alla fine, lo scoglio è stato superato trasformando la norma in un ordine del giorno, scelta rivendicata come una vittoria dalle minoranze.
Nel frattempo, la Commissione Bilancio ha approvato il nuovo maxiemendamento del governo sulle imprese, frutto del vertice di maggioranza convocato dalla premier Giorgia Meloni. Il testo recupera misure stralciate dall’emendamento omnibus, evitando il ricorso a un decreto di fine anno. Tra i punti principali: rifinanziamento di Zes e credito d’imposta, stop all’anticipo della pensione di vecchiaia tramite cumulo con la previdenza complementare e agevolazioni fiscali sugli aumenti salariali. Un subemendamento di Lega e FdI amplia la platea dei beneficiari della tassazione agevolata al 5%, alzando il tetto di reddito a 33mila euro.
Il nodo più politico resta quello delle pensioni. Dopo il braccio di ferro interno al centrodestra, la Lega ha ottenuto lo stralcio della stretta sulle finestre pensionistiche dal testo della Manovra. Le misure contestate confluiranno in un decreto legge successivo. Una scelta che ha provocato l’attacco frontale delle opposizioni: il Pd parla di maggioranza spaccata e di un ministro dell’Economia “sfiduciato”, mentre Elly Schlein accusa Meloni di aver tradito le promesse elettorali. «Sulle pensioni non si scherza», ha detto la segretaria dem.
Sul fronte delle misure approvate, passa l’emendamento sull’oro di Bankitalia, definito «proprietà del popolo italiano», insieme a iperammortamento, raddoppio della Tobin tax, tassa sui pacchi extra Ue, modifiche sugli affitti brevi e sui dividendi.
Via libera anche al Piano Casa, ma fortemente ridimensionato: 10 milioni nel 2026, cifra giudicata insufficiente dalle opposizioni, che hanno abbandonato l’Aula al momento del voto. Il quadro resta incerto. Mancano ancora nove articoli, tabelle e riserve, mentre nella maggioranza emergono malumori, in particolare di Forza Italia, sulla gestione dei lavori.









