Meloni e Mattarella, ammesso che abbiano litigato, hanno fatto pace. Fra Chigi e Quirinale è tornato il sereno dopo un giorno di burrasca provocata da due inopportune leggerezze.
Il consigliere alla difesa di Mattarella, Garofani, si fa sfuggire mentre è a cena con amici, giudizi e previsioni sul futuro politico italiano e su Meloni. Un vicino di tavolo lo riconosce, sente di cosa sta parlando e lo registra. Poi passa la registrazione ad un quotidiano di destra che a tutta pagina annuncia la scoperta di un piano del Quirinale per far fuori la Meloni.
Naturalmente, l’entourage di Giorgia ne è risentito e chiede a Mattarella di smentire. Il presidente lo fa con una brusca dichiarazione che si può sintetizzare con un: ma pensate alle cose serie! Tuttavia fra i due Palazzi cala il gelo per un giorno.
Poi Meloni chiama il presidente e tutto torna normale. Ma i due incidenti non possono passare inosservati. Da una persona come Garofani, col ruolo che ha, non ci si può aspettare che parli così liberamente di Governo ed elezioni a una cena romana. Ma nemmeno si può consentire a chicchessia di registrare conversazioni private al ristorante, tranne che alla magistratura. Ma giammai per darle in pasto ai giornali.
Eppure due leggerezze, o abusi, stavano provocando una crisi fra i più alti poteri dello Stato. Un segnale di debolezza che la dice lunga sulla salute della nostra democrazia.








