Dopo tre giorni di assemblea in fabbrica, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno consegnato le loro richieste sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva al presidente della Regione Michele Emiliano, al presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano e ai sindaci dei Comuni di Taranto e Statte, Piero Bitetti e Fabio Spada. I sindacati definiscono questa fase un momento storico nel percorso di transizione ecologica e sociale di Taranto, sottolineano l’importanza di superare la contrapposizione tra lavoro e salute, favorendo la decarbonizzazione del sito siderurgico senza perdere occupazione. Chiedono al governo risorse e investimenti certi per garantire questa trasformazione, mantenendo l’occupazione e tutelando i diritti dei lavoratori, anche attraverso misure straordinarie come prepensionamenti, il riconoscimento del lavoro usurante, dell’esposizione all’amianto e incentivi all’esodo su base volontaria. Rivendicazioni che, per il ministro delle Imprese Adolfo Urso, concordano col piano di decarbonizzazione del governo
Le altre richieste
La piattaforma di rivendicazione siglata dai sindacati confederali propone screening sanitari periodici per gli operai e nel futuro della fabbrica tre nuovi forni elettrici e gli impianti di preridotto di ferro (Dri), oltre al rilancio delle linee di finitura e laminazione per riassorbire i lavoratori in cassa integrazione. I sindacati chiedono inoltre di confermare l’accordo del 2018 sulla forza lavoro, di garantire la continuità di reddito dei lavoratori, formazione continua e riqualificazione, valorizzando i lavoratori degli appalti e prevedendo clausole sociali per il loro reimpiego nelle nuove attività. Per i sindacati, in particolare, senza gli impianti per realizzare il preridotto è inimmaginabile decarbonizzare.
L’emergenza
«La dismissione graduale di altiforni, cokerie e agglomerati è l’ultima possibilità che abbiamo veramente per un processo di decarbonizzazione che sta già avvenendo nel resto d’Europa», ha detto ieri Davide Sperti della Uilm durante l’assemblea. «Serve il gas, è chiaro, in attesa dell’idrogeno e in qualche modo il gas deve arrivare, questo è fuor di dubbio – ha proseguito Sperti – ma sulla quantità di gas sta facendo valutazioni una commissione tecnica. Le scelte non si fanno sulla propaganda elettorale. Qui c’è ancora chi aspetta l’acquapark promesso con la chiusura dello stabilimento. Non si gioca con le sofferenze della gente, bisogna essere seri e assumersi le proprie responsabilita». Per Biagio Prisciano, segretario di Fim Cisl, «ambiente, salute e lavoro sono tre diritti che si tengono insieme. Questa città ha pagato tantissimo e continua a pagare ed i lavoratori hanno diritto a dire la propria. Sulla decarbonizzazione ci dev’essere una programmazione progressiva». «Siamo per il cambiamento e dobbiamo essere noi protagonisti», ha detto Francesco Brigati, segretario di Fiom Cgil. «Il fatto che ci sia stata un’autorizzazione integrata ambientale approvata rende più debole il territorio», accusa Brigati.
Emiliano: «Siamo a un passo dal traguardo»
Per Michele Emiliano «l’incontro è stato molto positivo». La battaglia nell’accordo di programma dev’essere per tenere la produzione di Dri a Taranto. Il governatore tiene a precisare che nessuna forza politica nazionale ha chiesto la chiusura della fabbrica. «Il sindacato è dell’opinione che sarebbe un dramma favorire una latente deindustrializzazione del sito siderurgico, lasciando qui il deserto, proprio ad un passo dall’avvio della decarbonizzazione. Ci ha chiesto di non mollare proprio adesso che siamo ad un passo dall’immaginare una fabbrica che abbatte il 95% i fattori inquinanti e non è più pericolosa per la salute pubblica come lo è stata in passato. E ci ha chiesto di non cedere questa nuova tecnologia ad altri luoghi. Dopo tutti i sacrifici, le tragedie, i dolori patiti dai tarantini in questi sessant’anni, il rischio é che il governo possa spostare altrove i Dri», ha detto Emiliano.
L’Aia
Sull’autorizzazione integrata ambientale, la licenza che il ministero dell’Ambiente rilascia per consentire la produzione di acciaio (l’ultima è scaduta da tempo), Emiliano ha ricordato che «purtroppo adesso siamo in una condizione complessa perché è stata appena approvata un’Aia che autorizza per altri 12 anni il ciclo integrale, cioè con il sistema produttivo che ha inquinato, ucciso e creato tanti problemi alla salute dei tarantini. Devo dire che, in maniera corretta, almeno per il momento, il ministro Urso ci sta chiedendo di proseguire la trattativa per l’accordo di programma».
La nave gasiera
Per Emiliano, il si o no alla nave rigassificatrice (il Comune di Tarnato è per il no) non è questione dirimente. «Abbiamo verificato con la commissione tecnica insediata dal Governo che i cinque miliardi e mezzo di metri cubi di gas necessari al processo di decarbonizzazione possono essere portati a Taranto anche via terra, on shore. Sarebbe complicato per la stipula dei contratti di acquisto del gas, ma non impossibile. Della nave se ne può anche fare a meno, non può essere un alibi per la chiusura o per implosione della fabbrica». Nei piani di Emiliano, comunque il gas è solo di transizione verso l’idrogeno.