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Evasione e sommerso in ripresa: gap fiscale oltre i 100 miliardi, Mezzogiorno più colpito

Dopo un periodo di apparente contenimento, l’evasione fiscale e l'economia sommersa tornano a crescere, riportando l’Italia su livelli simili a quelli precedenti la pandemia. Il dato emerge dall’ultima Relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva. Secondo ANSA, nel 2022 il cosiddetto “tax gap” complessivo — la differenza…
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Dopo un periodo di apparente contenimento, l’evasione fiscale e l’economia sommersa tornano a crescere, riportando l’Italia su livelli simili a quelli precedenti la pandemia. Il dato emerge dall’ultima Relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva. Secondo ANSA, nel 2022 il cosiddetto “tax gap” complessivo — la differenza tra quanto dovuto e quanto effettivamente versato — si è collocato tra 98,1 e 102,5 miliardi di euro, segnando un incremento di circa 3,5 miliardi rispetto al 2021.

A pesare maggiormente sono le sotto-dichiarazioni fiscali, che rappresentano il 55,6% dell’economia sommersa, mentre il lavoro irregolare scende lievemente al 38%. Complessivamente, il valore aggiunto generato dal sommerso raggiunge i 182,6 miliardi, pari al 9,1% del Pil, in aumento rispetto al 2021. Crescono in particolare l’evasione di Irpef da lavoro autonomo e impresa, Irap, Ires e Iva, mentre gli affitti in nero tornano a salire a 875 milioni, dopo il calo dovuto alla pandemia. In controtendenza, diminuiscono gli evasori del canone Rai, che scendono a 1,56 milioni, grazie alla sua integrazione in bolletta.

L’incidenza del sommerso varia sensibilmente sul territorio: nel Mezzogiorno raggiunge il 16,5% del valore aggiunto, con punte del 19,1% in Calabria, mentre nel Nord-est e Nord-ovest rimane sotto la media nazionale. Tuttavia, alcune regioni del Centro-Nord contribuiscono in modo significativo al totale nazionale: Lazio e Lombardia, pur con propensioni divergenti, registrano un impatto elevato. Il lavoro irregolare coinvolge ancora 2,9 milioni di unità a tempo pieno, con prevalenza nei servizi alla persona, nell’agricoltura, nel commercio, nei trasporti, nella ristorazione e nelle costruzioni, confermando il carattere strutturale di questa componente del mercato del lavoro italiano.

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