«Il primo rito di affiliazione si è svolto in un locale… Sul tavolo del locale viene posizionata: una stecca di sigarette, che poi verranno distribuite dal favellante per far sapere agli altri che c’è stata la cerimonia di affiliazione, in quantità proporzionata alla dote di appartenenza; un santino, che viene bruciato per il giuramento; sette rose rosse che vanno messe per imbandire la tavola, tagliate diagonalmente in diverse dimensioni; dei pasticcini per festeggiare alla fine del rito».
È uno stralcio delle rivelazioni di un collaboratore di giustizia, affiliato al clan Misceo, acquisite durante l’udienza del 20 ottobre a carico di ben 69 indagati per droga e tre tentati omicidi nell’ambito dell’operazione «Noja».
Il nuovo collaboratore di giustizia ha svelato i ruoli degli affiliati, i riti per la scalata all’interno dei gruppi criminali, i nomi dei fornitori di stupefacenti, i prezzi della droga, all’ingrosso e al dettaglio, e finanche i nascondigli della stessa. In tutto sono 322 le pagine delle rivelazioni rese dal collaboratore di giustizia che, subito dopo la trascrizione di tutte le formalità di rito, spiega i motivi della decisione di svelare alla Procura i meccanismi interni al clan Misceo, ma soprattutto il perché ha deciso di svelare l’organizzazione interno della cosca: «Per dare un futuro migliore alla mia famiglia».
Le rivelazioni
Gli inquirenti stanno verificando la sua attendibilità. Ma sono numerosi i dettagli forniti alla Procura e ben 54 i riconoscimenti di persone, tra le quali diverse donne. Affiliati e «amici» del clan dei quali ha fornito nomi, cognomi e ruoli. Le rivelazioni partono dal grado del collaboratore all’interno del clan: «Il mio passaggio al grado di quinta era imminente, quando volevo, avrei avuto la promozione», svelando subito dopo i ruoli apicali del clan Misceo con Giuseppe, detto il «fantasma», al vertice del gruppo criminale, il nome del suo braccio destro e quello dell’attuale reggente.
«Siamo tutti sotto a Misceo – riferisce il collaboratore di giustizia agli inquirenti – Misceo dà le direttive al suo braccio destro telefonicamente. Lo so perché anche io ci ho parlato. Tutti noi abbiamo avuto contatti telefonici con Misceo dal carcere. Maggiormente eravamo in contatto con lui perché voleva essere messo a conoscenza di tutte le attività illecite». Schede telefoniche senza intestatari o riconducibili a prestanome e a «drogati» che il capoclan riceveva per posta nascoste sotto ai francobolli, ha riferito il «pentito» ai pm che hanno coordinato l’operazione «Noja».
Sodali che al capo clan davano anche un contributo in danaro per il suo sostentamento in carcere. Somme che variavano a seconda del ruolo ricoperto dagli affiliati. «Io personalmente davo 800 euro al mese a Misceo, proventi della droga. Il suo braccio destro dava dai 1750 ai 2000 al mese. Misceo era a conoscenza che i soldi erano provento di attività illecite». Soldi che non è chiaro come venissero trasferiti in carcere al capo clan.
La droga
Rivelazioni da cui si evince il grosso business della droga riuscendo a definire nel dettaglio i prezzi all’ingrosso e quelli al dettaglio: cipolline di 1 grammo di cocaina spacciate per 50 euro. Ma il prezzo finale dipendeva dalla «persona». Differente anche il costo dell’hashish a seconda della qualità: Dry, Frozen o l’Hash angels, e della marijuana.
Droga che veniva nascosta in strada all’interno di una cassetta «rossa» della posta di cui il collaboratore di giustizia aveva la chiave. Tante le sue rivelazioni anche relative al «favellante», il cosiddetto «prete» del clan, che conosceva a memoria i riti di affiliazione. La Procura ora conosce anche il nome di chi portava la pistola del braccio destro del «fantasma» e di chi era custode dei soldi del numero due dell’organizzazione criminale, conservati in sottovuoto in pacchi da 5mila euro. Confidati anche i nomi degli stipendiati dal clan e quelli di chi partecipò ai tentati omicidi.