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Tra arte, cartapesta e poesia l’Aipd Matera punta al lavoro per una vita dignitosa

L’Associazione italiana Persone Down (AIPD) quando è nata, più di 30 anni fa, si chiamava “Associazione bambini down”. Oggi il nome è cambiato, perché l’aspettativa di vita delle persone affette da questa sindrome si è allungata. È successo grazie a un’attenzione maggiore, a una consapevolezza e alle competenze che sono cresciute.Le iniziative dell’Aipd di Matera,…

L’Associazione italiana Persone Down (AIPD) quando è nata, più di 30 anni fa, si chiamava “Associazione bambini down”. Oggi il nome è cambiato, perché l’aspettativa di vita delle persone affette da questa sindrome si è allungata. È successo grazie a un’attenzione maggiore, a una consapevolezza e alle competenze che sono cresciute.

Le iniziative dell’Aipd di Matera, presieduta da Annamaria Colangelo, vanno in questa direzione da sempre. I ragazzi e le ragazze che ne fanno parte seguono corsi di formazione, laboratori, percorsi di volontariato. Come nell’iniziativa che si terrà questo pomeriggio alle 18 al Museo Ridola, “Abitare poeticamente la città”, nell’ambito della quale si occuperanno dell’accoglienza. Museo che «si è aperto moltissimo alle iniziative della città», come sottolinea Colangelo, ed è protagonista anche nelle celebrazioni della Giornata della disabilità di quest’anno. Un concorso di poesia che si aggiunge alle tante iniziative dell’associazione materana, che da sempre ha un occhio di riguardo verso un aspetto sensibile come l’inserimento delle persone down nel mondo del lavoro. Accade grazie alla collaborazione con “Oltre l’arte” e con l’artista Uccio Santochirico, che all’interno del suo organico ha 7 ragazzi con sindrome di down a tempo indeterminato. «Uccio ha fatto diversi inserimenti lavorativi, c’è sempre stata grandissima collaborazione» continua Colangelo. Come il progetto insieme a “La città essenziale” e finanziato da Banca Intesa, con progetti di artigianato per la lavorazione di metalli, ceramica e cartapesta.

«I nostri ragazzi hanno cominciato proprio nel laboratorio di Uccio, Matera Lab – prosegue la presidentessa -; hanno cominciato con lavori di cartapesta, prendendo parte alla realizzazione dell’ultimo carro della Bruna. In genere si dice che i ragazzi con sindrome di down siano naturalmente portati per i lavori manuali, ma non per tutti è così. Si sono messi alla prova». La questione dell’inserimento lavorativo è un aspetto che sul nostro territorio è affidato prettamente al mondo delle cooperative: «Speriamo di poter migliorare, quando si lancia la pietra in uno stagno il primo cerchio è sempre piccolo, ma poi si allarga. Cerchiamo di creare per loro, anche come genitori, qualcosa che si possa avvicinare a una vita molto dignitosa. Magari, vedendo il risultato di questi inserimenti lavorativi, viene voglia anche ad altra gente di metterli alla prova».

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