Matera continua ad essere tra le mete autunnali preferite dai turisti, in quello che è forse il periodo dell’anno migliore per visitarla.
Per gli albergatori della città, la programmazione del futuro resta tuttavia un’incognita, alla luce dei costi sempre più alti, a cominciare dalle bollette per poi estendersi a macchia d’olio a tutti gli altri tipi di servizi di supporto, interessati senza esclusione di colpi da un rialzo che si attesta intorno al 30-40%.
«I rincari stanno aumentando di molto la difficoltà a programmare il futuro, il che riduce senza controllo il margine operativo dell’azienda», dichiara Biagio Spagnuolo, titolare di una struttura ricettiva nel cuore dei Sassi. «La riapertura delle frontiere ha aumentato la crescita della domanda, ma in termini di destination management e di attenzione all’industria del turismo i livelli sono gli stessi dell’anno scorso, vale a dire zero. Le istituzioni dovrebbero fare qualcosa in più», conclude.
Numeri, quelli della città dei Sassi, che ancora non sono riusciti a raggiungere nuovamente le vette del 2019 ma decisamente agevolati dalla riapertura dei mercati stranieri. È il quadro tracciato da Marianna Dimona, imprenditrice del settore alberghiero: «Questi mesi di settembre e ottobre vedono arrivare in città soprattutto gruppi organizzati. La preoccupazione è però per la bassa stagione che ci apprestiamo a vivere, con una decrescita notevole nei mesi di novembre e nei primi mesi dell’anno», evidenzia, e aggiunge: «Considerando la complessa situazione geopolitica, azzardare previsioni future è molto difficile». Dimona sottolinea inoltre come l’abbondanza di strutture extra-alberghiere che caratterizzano la città di Matera porti a dover considerare andamenti parzialmente differenti tra loro, e come la presenza di una nuova produzione cinematografica in corso venga incontro alle esigenze di destagionalizzazione. Se si dovesse tracciare una linea per visualizzare graficamente l’andamento dei flussi turistici a Matera, la parentesi temporale tra novembre e marzo, con esclusione delle festività natalizie, sarebbe una curva che va giù in maniera vertiginosa, e a fronte dei rincari le difficoltà del settore sono «lapalissiane», come le definisce Dimona, che prosegue: «Gli aumenti sono stati di fortissimo impatto. I costi di energia e gas sono triplicati. Impennate che ci hanno colpiti anche in modo indiretto, poiché i nostri fornitori hanno dovuto operare dei rincari. Credo sia essenziale intervenire – conclude – perché le aziende come le nostre sono quelle che creano lavoro. La maggior parte delle imprese turistiche italiane sono medio-piccole, quindi gli interventi sono necessari al fine di evitare il collasso del sistema».
Claudio Gaudiano, imprenditore del settore, descrive l’attuale situazione come un «continuo rincorrersi per far quadrare i conti», con «differenze con il 2021 non evidenti a livello di fatturato e con numeri più o meno simili, ma con un aumento esponenziale delle spese dovuto ai rincari energetici ed una ricaduta a cascata sull’intera filiera produttiva». Sugli interventi del governo per cercare di arginare la situazione, sostiene che «Si può intervenire in maniera più diretta con i sostegni, come fatto nel corso della pandemia. La gente spende meno, viaggia meno, e questo si ripercuote a cascata su tutto. Quando manca il portafogli, le situazioni diventano ingestibili».
Per Claudia Castellano, imprenditrice alberghiera, «grazie ad una buona azione commerciale fatta nei mesi precedenti ci sono prospettive incoraggianti anche per i prossimi mesi. È cambiato il segmento di mercato, passato da una clientela leisure (legata al tempo libero, ndr) ad una clientela mice and corporate (orientata su convegni, congressi e riunioni, ndr). Ma anche con queste premesse, Castellano ritiene che «Il tema dei rincari è una questione drammatica. La mia struttura ha subito rincari pazzeschi passando da bollette da 30mila euro a bollette da 150mila euro, per cui nonostante i grossi numeri in termini di presenze comunque il sostentamento diventa difficile. Non solo le utenze, ma anche i costi di tutte le forniture e le materie prime sono arrivati alle stelle e variano continuamente non permettendo neanche programmazione e proiezioni attendibili».
Torna dunque ancora una volta la questione dell’impossibilità di strutturare una pianificazione sul medio e lungo raggio, con le aziende costrette a navigare a vista e in ristrettezze in termini di liquidità: «Stiamo attraversando un periodo storico più unico che raro, molte aziende già duramente provate da due anni di stop si trovano oggi di fonte ad una situazione drammatica – conclude Castellano -; senza un concreto aiuto economico in termini di liquidità, molte realtà purtroppo saranno destinate a scomparire e le ripercussioni di questa crisi sono destinate a protrarsi a lungo».
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Di Serena Nuzzaco24 Novembre 2024