La procura di Matera ha rigettato la richiesta di riapertura delle indagini sulla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i fidanzatini trovati senza vita nel bagno dell’abitazione di lei a Policoro nel 1988. E’ quanto fanno sapere Olimpia Fuina, mamma di Luca, e il suo legale, l’avvocato Antonio Fiumefreddo. La pm della procura di Matera, Maria Cristina De Tommasi, che si e’ occupata dell’istanza presentata dall’avvocato Antonio Fiumefreddo del Foro di Catania, per conto di Olimpia Fuina Orioli non ha ritenuto sufficienti ne’ probanti le motivazioni per una nuova inchiesta. In particolare il magistrato requirente ha evidenziato che alla luce del corposo carteggio, deve rilevarsi che i temi introdotti o sono stati ampiamente vagliati, ovvero mirano «ad una mera rivalutazione degli elementi gia’ acquisiti al procedimento, rappresentando quindi mere censure fini a se’ stesse delle argomentazioni dei plurimi provvedimenti di archiviazione che si sono succeduti nel tempo».
La reazione
Olimpia Fuina Orioli si e’ detta «di nuovo tradita dalla giustizia». «Ho vissuto questi lunghi anni di luce nera nel silenzio istituzionale piu’ avvilente – ha aggiunto la mamma di Luca – dopo aver subito la morte di mio figlio tra intrighi, menzogne, omissioni, depistaggi, perizie falsificate, autopsie pilotate e rivelate tali dagli stessi assertori, senza che lo Stato intervenisse a sanare un tale sistema inguaribilmente corrotto alle radici. Sono stata delusa dalla mia positiva aspettativa. Per un attimo ho pensato che fosse giunto il momento divino della verità. Devo aspettare ancora e con la forza della Fede ce la farò. Tutto fa parte di un Progetto Divino che continuerò a servire con tutto l’Amore che ho per tutti quei figli diseredati dei propri diritti da un sistema cosi’ poco virtuosi».
La storia
Per chi non lo ricordasse i cadaveri di Luca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati nel basgno della casa della ragazza il 23 marzo del 1988. Luca era disteso sul pavimento mentre la giovane galleggiava nella vasca piena di acqua. Un incidente si disse al tempo. Entrambi morti folgorati da una scarica elettrica. Una versione che però non ha mai convinto i famigliari dei due fidanzatini che hanno sempre chiesto una riapertura delle indagini.
L’autopsia e Libera
Ed era così evidente che qualcosa non quadrava che si schierò dalla parte dei genitori alla ricerca di una altra verità anche Libera Basilicata che attraverso don Marcello Cocci chiese che la magistratura approfondisse. Le nuove indagini negli anni hanno anche portato alla riesumazione dei cadaveri, ma non si è arrivati ad altre soluzioni se non a quella dell’incidente in casa, dovuto appunto alla folgorazione per scarica elettrica.