«Dall’82 ai primi anni 90, eravamo pochi. Poi ho implementato la terapia per i bambini talassemici che nascevano e venivano ad essere ricoverati in pediatria. C’era tanta carenza di sangue, che metteva a nudo la realtà delle donazioni a pagamento: i parenti di questi bambini pagavano le persone del paese o quelle che trovavano davanti al vecchio ospedale di Matera per le le trasfusioni. In quegli anni una donazione veniva pagata anche 500mila lire». A ricostruire la storia dell’Avis Matera, che in questi giorni compie 40 anni, è il dottor Vito Cilla, vicepresidente dell’associazione. Per far fronte alla necessità di sangue e al bisogno di rendere le trasfusioni gratuite, insieme ad altri colleghi e ad associazioni culturali portarono a Matera la realtà Avis, all’epoca ancora poco conosciuta: «Oggigiorno riusciamo a raggiungere più di 2000 donazioni in città di sangue, plasma e piastrine». Donazioni che avvengono nell’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera e, nel corso delle giornate di donazione, nella sede Avis in via Conversi. La Basilicata come regione raggiunge ogni anno tra le 20 e le 22mila donazioni, di cui tre quarti provenienti da donatori Avis. Una realtà consolidata sul territorio e che lavora sulla fiducia dei donatori grazie all’opera costante di informazione e formazione. «Generalmente, siamo in grado di raggiungere l’autosufficienza – prosegue Cilla -, ad eccezione di alcuni periodi dell’anno come l’estate, quando il timore di un senso di spossatezza e le vacanze estive portano ad un calo delle giornate. Allora la soglia di attenzione di alza». A compensare, arrivano le campagne Avis e lo spostamento dei volontari sulla fascia jonica, per rendere più agevole le donazioni anche in periodo di mare. «Anche durante l’emergenza Covid, grazie alla nostra costante presenza sul territorio siamo riusciti a mantenere il rapporto tra operazioni chirurgiche e donazioni», prosegue il vicepresidente, che parla anche dei falsi miti da sfatare e invita quante più persone possibili alla donazione, per mantenere virtuoso questo circolo: «Sempre di più il donatore Avis è un donatore informato e formato, è periodico, volontario. Fa parte della famiglia di Avis, i preconcetti generalmente non ci sono nei donatori. C’è sicuramente la prima volta: bisogna superare la paura dell’ago, superare la paura dell’intervento di tipo sanitario, ma alla fine tutti si accorgono che è un atto fisiologico. Devo dire la verità: per paura, preconcetti, buona volontà, non c’è differenza tra uomini e donne: tutti si pongono allo stesso modo». La donazione avviene in piena sicurezza, alla presenza costante di figure mediche e paramediche pronte ad informare e supportare. Superata la paura della prima volta, resta la sensazione positiva dell’aver compiuto un’azione per il bene del prossimo.
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Di Redazione16 Novembre 2024