Se settembre e ottobre anche quest’anno hanno allungato il periodo di grande afflusso turistico su Matera, gli operatori del settore già guardano con preoccupazione all’inverno. Le dinamiche dei flussi di viaggiatori quest’anno danno l’impressione di essere diverse dal solito, con una reticenza maggiore a spendere e ad uscire rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando l’allentamento delle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica – se pur a singhiozzo – aveva messo alla gente una gran voglia di uscire.
Ma la situazione, per quanto seria anche allora, non si era ancora aggravata in maniera preoccupante come oggi. I ristoratori della città dei Sassi, che hanno il polso della situazione a livello di arrivi (non soltanto di turisti, ma anche dei propri concittadini, così come di chi arriva dalle città circostanti), sono già in allerta per la stagione fredda alle porte con il timore che la parentesi tra l’inizio dell’autunno e le vacanze di Natale, in mancanza di iniziative importanti in termini di eventi capaci di portare a Matera un afflusso consistente di persone, si riveli insostenibile per molti.
«Rispetto agli anni precedenti, viviamo un fenomeno insolito: i turisti dalle città vicine sono quasi del tutto spariti», evidenzia Onofrio Serino, titolare di un’attività di ristorazione nel centro della città. «Questo sarà un problema nei periodi di bassa stagione, quando la città vivrà delle crisi senza precedenti. La crisi dei rincari colpisce prima i cittadini e poi noi aziende – aggiunge -. Le aziende possono aumentare i prezzi, ma gli stipendi dei clienti non possono certo aumentare». La mancanza di eventi nell’orizzonte invernale della città aggrava il quadro.
«È un momento molto particolare, la maggior parte di noi sta provando ad assorbire i rincari all’interno dell’attività, ma questa volta nessuno ci riesce. Chi ha scelto di non adeguare i prezzi rispetto all’aumento dei costi rischia di trovarsi con un pugno di mosche», dichiara Luca Mangiapia, titolare di una storica attività di ristorazione nei Sassi, che aggiunge: «La rateizzazione delle bollette è una grande presa in giro. Le attività pagano bollette mensili e ogni mese gli importi si attestano intorno a diverse migliaia di euro. La rateizzazione avrebbe un senso se si applicasse a 5, 6, anche 10 anni con questi importi; ma se su base mensile, rateizzare modifica poco».
Cambio di stagione, cambio di passo anche nella tipologia di viaggiatori che scelgono Matera. Nicola Andrisani, ristoratore e imprenditore, sottolinea come in questo periodo gli arrivi siano soprattutto dal Nord Europa, dall’Australia, dagli Usa: «Matera tiene, ma i rincari energetici hanno un impatto preponderante: lavoriamo, ma allo stesso tempo subiamo queste bollette vertiginose che vanno ad azzerare quanto di buono facciamo». Rincari che Andrisani definisce «dilanianti», con contraccolpi importanti che colpiscono tutti i settori, nessuno escluso.
E se il turismo ottobrino vede provenienze differenti, a non cambiare è la durata media dei soggiorni nella città dei Sassi, elemento che rende ulteriormente difficile fare previsioni a lungo raggio. A evidenziarlo è Gianni Genco, ristoratore e presidente di Assoturismo Matera: «Anche in questo periodo la durata media dei soggiorni è di circa un giorno e mezzo, con un alto turnover delle camere. Matera resta meta di un turismo legato alla Puglia».
Evidenzia inoltre come le aziende stiano «valutando le loro sorti», in vista del calo previsto per novembre che andrà ad abbattersi su una situazione già ad alto rischio: «Molte aziende stanno cominciando a pensare alla sospensione dell’attività – aggiunge -, determinata dal caro energia. Un adeguamento dei prezzi nell’ottica di poter compensare queste perdite è impensabile, perché i rincari sono troppo elevati». Il governo ha varato manovre sul credito di imposta e la rateizzazione delle bollette, ma bastano? Genco non esita a definirle «ridicole. Con cifre di questo tipo, come si fa a dire a un imprenditore di pagarle “con calma”?», e per quanto riguarda il credito di imposta, sostiene che «sembra fatta apposta per far sì che gli imprenditori non partecipino: sarebbe stato molto meglio mettere realmente i soldi sul tavolo e andare incontro alle aziende, come in Germania».
Genco torna sul provvedimento definito “bonus gas”, dal quale allo stato attuale le imprese lucane sono escluse: «Il governo regionale avrebbe dovuto mettere immediatamente mano alle risorse, come si sta cercando di fare con i privati, ma coinvolgendo da subito anche le imprese. Un problema che lo Stato non si è ancora posto, forse perché c’è la convinzione che le imprese abbiano una capacità di sopportazione infinita. Ma tra qualche giorno – conclude – migliaia di dipendenti entreranno in disoccupazione perché le aziende non saranno nella condizione di proseguire le attività».