Diritto a nutrirsi, diritto di sentirsi al sicuro, a giocare e alla salute: oggi si celebra la giornata mondiale dei diritti del bambino. Sono tante le figure professionali che ruotano intorno ai più piccoli e alle loro famiglie, sentinelle del loro benessere. Tra queste, vi è anche la figura del pedodonzista: il dentista dei bambini, capace di instaurare con i piccoli pazienti un rapporto di fiducia e attenzione, fondamentali per «raggiungere l’obiettivo di trasmettere l’importanza della prevenzione, per far sì che il bambino cresca in salute e senza la paura del dentista». A dirlo è la dottoressa Giulia Latini, pedodonzista a Matera, che sottolinea quanto questa figura professionale sia rilevante nel rispetto del diritto alla salute del bambino: «Rispetto al dentista, l’approccio del pedodonzista nei confronti del bambino è differente». Le condizioni del cavo orale sono infatti delle spie immediate, che raccontano in modo inequivocabile quella che è la situazione del bimbo o della bimba sotto molti aspetti, non ultimo quello delle sue condizioni a casa: «La bocca di un bimbo trascurata, magari con molte carie, ci parla di una situazione di incuria e ci spinge a porci delle domande sulla sua situazione familiare», prosegue Latini, che ricorda anche come spesso questa trascuratezza non abbia nulla a che fare con le condizioni economiche della famiglia: «A volte, l’ostacolo è una sorta di disinteresse nei confronti delle patologie odontoiatriche e di ignoranza nei confronti di alcune situazioni. Pensiamo ad esempio all’allattamento al seno prolungato: se non gestito correttamente, può determinare carie precoci. A volte manca una conoscenza di alcune buone pratiche; in questo, l’odontoiatra è un valido aiuto per correggere comportamenti dannosi». Il pedodonzista rientra dunque a pieno titolo in quella costellazione di figure che orbitano fin dalla nascita attorno al bambino, con possibilità importanti di vigilanza sul rispetto dei suoi diritti. Ma il punto di partenza è il legame che deve instaurarsi tra dentista e paziente, e costruirlo passa anche (e soprattutto) dalle parole che si usano: «Parole come anestesia, siringa, dentista, in pedodonzia non esistono – prosegue la dottoressa Latini -. C’è la camomilla, la penna magica, il dottore dei denti. Così come non bisogna mai parlare al negativo, dicendo cose come “non ti farà male”: le parole male, dolore, puntura, sono assolutamente da evitare. Perché si crei fiducia, vanno usati termini a misura di bambino». In questo, importante è anche il ruolo del genitore a casa, in quanto «i bambini captano tutto, e le ansie degli adulti rischiano di rovinare il rapporto tra paziente e dentista». Figura non secondaria affinché i bambini possano godere a pieno del loro diritto a star bene.