Il professore materano Giovanni Schiuma è stato posizionato come il primo ricercatore del Centro-Sud Italia e il dodicesimo in tutto il Paese nella classifica internazionale, redatta dalla prestigiosa piattaforma Research.com, sui più importanti ricercatori in materia di “Business e Management”.
La graduatoria si basa su indici bibliometrici finalizzati a calcolare la produzione scientifica e la reputazione internazionale dei ricercatori, in maniera tale da comprendere in quali istituzioni operano i ricercatori italiani più autorevoli.
Il professor Schiuma è l’unico ricercatore di un ateneo del Centro-Sud Italia nei primi 19 classificati, dal momento che il materano dirige il corso di studi in Ingegneria Gestionale con indirizzo in Digital Management presso l’Università LUM Jean Monnet di Casamassima.
«È una grande soddisfazione – dichiara il professore Schiuma – , ma che in ogni caso impone una riflessione e denuncia un aspetto allarmante, dal momento che nella lista dei primi 19 ricercatori italiani di profilo internazionale nelle discipline di Business e Management, sono l’unico ricercatore del Sud Italia. Questo dato è un indicatore di una tendenziale polarizzazione dell’eccellenza nel Nord Italia, con gli atenei del Mezzogiorno che arrancano nella capacità di posizionarsi nei ranking internazionali. Questo gap deve far riflettere sulla necessità di attuare politiche più meritocratiche e più selettive all’interno delle università del Sud che, purtroppo, per varie ragioni appaiono intrappolate in logiche autoreferenziali, perdendo di vista i ranking internazionali e la necessità di confrontarsi con parametri oggettivi di valutazione e di profilo internazionale così da poter definire percorsi di crescita di eccellenza che direttamente e indirettamente hanno poi ricadute sullo sviluppo del sud. È essenziale sostenere una politica universitaria che riconosca l’impatto generato nella molteplicità delle prospettive della ricerca, della didattica e della terza missione. Le promozioni in molti atenei rispondo alla logica dell’appartenenza piuttosto che a quella del merito scientifico e didattico. In questa prospettiva – conclude Schiuma – l’autonomia degli atenei nella selezione del corpo docente, a mio avviso, ha incentivato un’autoreferenzialità con implicazioni non necessariamente positive sull’eccellenza».