Si chiamerà “Matera” il meteorite caduto sulla città dei Sassi la notte di San Valentino. È quanto annunciato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri al Comune di Matera, indetta per fare il punto sulla situazione di un evento «che ha dell’eccezionale».
Sono infatti eccezionali le condizioni di ritrovamento dei frammenti che, caduti su un terrazzo per una fortuita casualità, hanno potuto con contaminarsi con il terreno e sono stati raccolti con attenzione da Pino e Gianfranco Losignore, proprietari della casa. Finora sono stati recuperati oltre 70 grammi in 12 frammenti principali e decine di frammenti più piccoli. Il meteorite, secondo i calcoli di Prisma, è caduto con una velocità di circa 300 chilometri orari e nell’impatto ha scheggiato una piastrella del balcone che corre lungo il perimetro dell’abitazione.
Daniele Gardiol, coordinatore nazionale della rete “Prisma” dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (il sistema di telecamere puntate verso il cosmo che è riuscito a triangolare con precisione l’area di caduta del bolide), ha annunciato che già oggi i frammenti dovrebbero arrivare nel laboratorio del Gran Sasso per essere analizzati. Enorme il valore scientifico del ritrovamento e di quello che i risultati delle analisi potranno raccontarci della storia del nostro universo: «Questi eventi sono rari – ha spiegato Gardiol – . Da quando è nata la rete, sei anni fa, abbiamo registrato una caduta all’anno di meteoriti sull’Italia e abbiamo raccolto materiale in due casi su sei, il 30%. Spesso il luogo di caduta è il mare, o la montagna o luoghi estremamente impervi dove non è possibile rinvenire questi resti. Oltre a quello di Matera, l’altro rinvenimento è dell’inizio di gennaio del 2020 quando furono ritrovati i frammenti del meteorite Cavezzo nei pressi di Modena».
Il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, ha annunciato la volontà di tenere aggiornata la città su quelli che saranno gli sviluppi degli studi attraverso una serie di conferenze e, soprattutto, di riportare i frammenti di “Matera” nella città dalla quale ha preso il nome, una volta concluse le analisi che dovrebbero durare circa un anno. L’intento è quello di custodirli in uno dei musei della città, ma tra le opzioni sul tavolo c’è anche il centro di geodesia spaziale.