Chiese rupestri, biodiversità, paesaggi la cui bellezza è capace di togliere il fiato. Questo e molto altro è il Parco della Murgia Materana, che abbraccia il territorio di Matera e di Montescaglioso. Luoghi incredibili che però, anche chi è del posto, non sempre conosce. Per diffonderne sempre di più la consapevolezza, sono tante le iniziative che l’Ente ha messo in campo, con l’obiettivo di creare quelli che il presidente Michele Lamacchia chiama «alleati per salvaguardare l’ambiente del nostro territorio».
Tra le iniziative, in questi giorni è partita “Il mio parco”. Di cosa si tratta?
«Il progetto è partito dalla consapevolezza che la conoscenza del parco è ridotta. Mira dunque ad aumentarne la conoscenza, soprattutto pensando a coloro che più facilmente ne possono fruire, ovvero i cittadini materani e montesi».
Come è strutturato?
«Sono tre cicli, ognuno da dieci lezioni che portano al rilascio di un attestato di frequenza. Con il primo ciclo si diventa ambasciatori del parco, con il secondo tutori e con il terzo paladini. Il tutto è finalizzato all’aumento della consapevolezza del bene di cui disponiamo, per far sì che più persone possibili diventino alleati per salvaguardare il nostro territorio».
Sono diversi anche i progetti che portate nelle scuole.
«Già a partire dallo scorso anno abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con il Liceo scientifico “Dante Alighieri” di Matera, dando agli studenti che partecipano al progetto la possibilità di ottenere crediti formativi. In questi giorni siamo stati anche nell’istituto di istruzione superiore di Bernalda, per creare una consapevolezza nelle nuove generazioni, che per noi rappresentano il prosieguo delle nostre attività».
Qual è stata la reazione degli studenti? Conoscevano già il Parco?
«Sono rimasti sbalorditi nello scoprire la varietà di fauna e flora del parco della Murgia Materana. Abbiamo mostrato loro dei video, produzioni del parco, sulla biodiversità e da un punto di vista settoriale, tendenzialmente turistico. Erano allibiti dalle immagini di serpenti, insetti, pipistrelli, increduli di averli dietro casa. Da parte dei ragazzi c’è un grande interesse, e per noi sono loro i depositari del nostro lavoro».
“Case Ospitanti” è uno dei vostri progetti di maggior successo. Come funziona?
«Ogni anno, il 30 dicembre, i proprietari di dodici case diverse aprono le porte della loro abitazione. Sono case particolari, così belle da essere bene comune, anche se private. L’evento ha un notevole interesse dal punto di vista della cittadinanza, negli anni precedenti alla pandemia abbiamo registrato numeri importanti. Quest’anno ci siamo adeguati, registrando in video le visite. Il progetto fa toccare con mano quanto siano ospitali i materani».
Cosa accade nelle case, in quei giorni?
«Fino a quando abbiamo potuto svolgere l’evento in presenza, le persone entrano nei salotti, ammirano le case (parliamo delle più belle che ci sono nei Sassi), partecipano ai microeventi programmati: racconti, letture di poesie, interventi musicali e così via. Per noi è anche l’occasione per fare un riepilogo delle attività svolte nel corso dell’anno come Ente».
Avete riattivato il Giardino del Silenzio, accanto alla chiesa di S. Agostino. Che esperienza è?
«Nel momento in cui ho scoperto questa realtà, ho deciso subito di riattivarlo. Lo abbiamo ripulito e messo in sicurezza. Rappresenta un posto unico nel suo genere, lo abbiamo chiamato così perché ha una propensione naturale alla meditazione. Vi abbiamo installato una bacheca per libri di libera presa, si possono leggere e portarne di nuovi. Anche questa è un’esperienza che ci sta portando ottimi riscontri».