Tutelare la biodiversità “sfruttando” le compensazioni derivanti dalle emissioni di carbonio in Italia. È l’obiettivo del progetto avviato dall’associazione Olivami nel Salento per la rinascita dell’olivicoltura, pesantemente colpita dalla Xylella.
Ad annunciare l’avvio del progetto è la stessa Olivami, associazione fondata nel 2022 per contribuire alla “ricostruzione” di un territorio che negli ultimi 10 anni ha perso milioni di alberi di ulivo a causa del batterio.
Olivami ha già donato oltre 50mila ulivi a circa 500 agricoltori salentini, e ora nasce, si legge in una nota, «Olivami Ets una nuova opportunità per tutelare la biodiversità con la compensazione delle emissioni inquinanti».
L’associazione Olivami ha ottenuto la certificazione ufficiale dei propri crediti di carbonio da parte di Climate Standard, secondo i criteri della norma internazionale ISO 14064-2.
Gli uliveti curati sono in grado di assorbire più Co2 di quanta ne emettano e questo saldo positivo si trasforma in carbonio, commerciabile sui mercati. «Si tratta di un traguardo storico per il Salento: aziende e organizzazioni – prosegue la nota – possono compensare le proprie emissioni senza uscire dai confini nazionali».
Il primo progetto validato è zona Colavecchi, a Carpignano Salentino: 4,62 ettari di uliveto riforestato con 1.150 piante di varietà Favolosa, capaci di generare nel 2025-26 crediti di carbonio certificati.
Gli assorbimenti di Co2 sono stati calcolati secondo metodologia proprietaria Tcr (Trusted Carbon Reduction), sviluppata da Carborea, società benefit spin-off tecnico-scientifico di Olivami.
«Acquistando i crediti di carbonio generati dai nuovi impianti di ulivo, le aziende non solo compensano le proprie emissioni: diventano – sottolinea il direttore di Olivami Simone Chiriatti- parte attiva della rinascita del Salento».