“Troppo caldo”, i Cobas protestano con Poste Italiane

Cobas all’attacco di Poste Italiane. Il sindacato denuncia le problematiche che stanno attraversando i lavoratori salentini del comparto in questi giorni di caldo record, si fa portavoce delle loro richieste e minaccia manifestazioni di protesta.
«Poste Italiane finge di ignorare che molti dei suoi dipendenti sono per strada direttamente esposti al caldo e molti altri in uffici surriscaldati da apparecchiature elettroniche e dal sovraffollamento», attacca Giuseppe Mancarella, segretario provinciale dei Cobas.
«Poste Italiane non intende minimamente rinunciare alle logiche del profitto e sovraccarica i lavoratori perché, dopo i pensionamenti, non procede con nuove assunzioni, neanche a tempo determinato. Come sempre, preferisce puntare sulla flessibilità intensificando le prestazioni», accusa il sindacalista.
«In questo infernale scenario estivo, la propaganda aziendale ci fa vedere i suoi dipendenti che consegnano posta sotto gli ombrelloni. Ci si dimentica spesso che sono lavoratori che corrono sotto il sole con il casco in testa o che sono chiusi in uffici bunker a volte senza impianti di raffreddamento o di areazione», sottolinea Mancarella.
«I dipendenti salentini di Poste Italiane chiedono che l’orario di lavoro sia anticipato alle 8 del mattino per evitare di lavorare nelle ore più calde e che siano garantite delle pause evitando pressioni per le consegne. Chiedono la fornitura di dispositivi di protezione, indumenti adeguati ed erogatori di acqua. Chiedono che siano rispettate le linee guida di Inps e Inail che vietano prestazioni lavorative oltre i 35 gradi e chiedono la riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro», spiega Mancarella che si fa portavoce dei lavoratori.
«Se Poste Italiane non risponderà alle nostre richieste, organizzeremo sit-in di protesta nei vari uffici della Provincia di Lecce per tutelare la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro di tutto il personale in servizio», minacciano i Cobas.
«Nel Salento si segnalano diverse chiamate al 118 per il caldo di questi giorni. I malori dovuti a un colpo di calore devono essere considerati come un infortunio sul posto di lavoro. I settori privati maggiormente esposti a situazioni di questo tipo sono quelli dell’edilizia, dell’igiene ambientale, della logistica, della metalmeccanica. Ci sono tipologie di lavoro che non possono beneficiare dello smart working e l’unica soluzione resta migliorare le condizioni di vivibilità in cui si svolgono le varie attività lavorative», conclude Giuseppe Mancarella, segretario provinciale dei Cobas.
Antonio Nicola Pezzuto

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