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Tricase, persecuzioni e molestie al sacerdote: una 53enne finisce sotto processo

Un amore non corrisposto e il tentativo disperato di conquistare un sacerdote più giovane di lei di 12 anni hanno portato una donna di 53 anni a ritrovarsi sotto processo con l’accusa di molestie. La vicenda è approdata in tribunale dopo che la giudice Chiara Panico ha disposto il rinvio a giudizio. Il processo inizierà…

Un amore non corrisposto e il tentativo disperato di conquistare un sacerdote più giovane di lei di 12 anni hanno portato una donna di 53 anni a ritrovarsi sotto processo con l’accusa di molestie. La vicenda è approdata in tribunale dopo che la giudice Chiara Panico ha disposto il rinvio a giudizio. Il processo inizierà il prossimo primo aprile davanti al giudice Luca Scuzzarella.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna, colpita da un sentimento intenso e non ricambiato nei confronti del parroco, lo avrebbe perseguitato con comportamenti ossessivi e invadenti. Le sue azioni, ripetute nel tempo, si sono svolte non solo in privato ma anche in luoghi pubblici, come la chiesa stessa, durante le celebrazioni liturgiche.

Le molestie pubbliche

La parrocchiana, non appartenente alla comunità servita dal prete, avrebbe più volte interrotto i discorsi del sacerdote, pronunciando frasi ad alta voce davanti ai fedeli: «Devi confessare… devi dire tutto quello che mi hai fatto». Questi episodi, che si sono verificati ripetutamente, hanno causato disagio non solo al sacerdote, ma anche ai parrocchiani presenti, mettendo in imbarazzo l’intera comunità. Ma non è tutto. La donna avrebbe continuato a cercare il sacerdote anche in canonica, suonando insistentemente al citofono per ottenere un incontro, e avrebbe tentato di contattarlo telefonicamente in numerose occasioni. Un comportamento che ha spinto il prete, esasperato, a rivolgersi ai carabinieri di Tricase per denunciare formalmente l’accaduto.

La denuncia

«Parliamo di una donna fragile», ha dichiarato il prete, sottolineando la difficoltà di gestire una situazione che, con il passare dei mesi, era diventata insostenibile. «Ho dovuto mettere un freno a tutte queste molestie per tutelare la mia serenità e quella della comunità», ha spiegato il sacerdote, descrivendo una condizione che rischiava di degenerare ulteriormente. Nonostante il peso di quanto accaduto, il parroco ha scelto di non costituirsi parte civile nel procedimento, affermando di non avere alcun interesse personale nella vicenda. «La cosa più importante è garantire tranquillità alla comunità e lasciare che la giustizia faccia il suo corso», ha commentato.

Il reato contestato

Alla donna, difesa dall’avvocato Mario Stefanizzi del foro di Lecce, è stato contestato il reato di molestie o disturbo alle persone, previsto dall’articolo 660 del codice penale. La norma punisce chi, in luogo pubblico o aperto al pubblico, offende la tranquillità altrui con atti persecutori o comportamenti molesti. Non è chiaro se la donna soffra di disturbi mentali che possano aver influito sul suo comportamento. Ma dopo la denuncia, la parrocchiana sembra aver cessato le presunte molestie, segno che l’intervento di forze dell’ordine e magistratura ha avuto effetto.

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