Dalla grande paura alla gogna mediatica. Il caso di Tatiana Tramacere, la 27enne di Nardò scomparsa per 11 giorni e ritrovata giovedì sana e salva a casa dell’amico Dragos, ha preso una piega inaspettata. Se la famiglia e la città tirano un sospiro di sollievo per il lieto fine, il “tribunale dei social” ha già emesso la sua sentenza di condanna.
Il profilo Instagram della ragazza, che conta oltre 59mila follower e che fino a pochi giorni fa era un muro di appelli disperati e cuori spezzati, si è trasformato in poche ore in un campo di battaglia. Il pubblico non le perdona il silenzio prolungato mentre un’intera comunità era in ansia e le forze dell’ordine setacciavano il Salento palmo a palmo.
L’accusa più dura
Tra i commenti apparsi sotto le sue poesie e i suoi scatti malinconici, spiccano accuse pesantissime. «Le vittime di femminicidio uccise moralmente una seconda volta da te, che hai contribuito a screditare la causa», scrive un’utente, sintetizzando il pensiero di molti: il timore che casi come questo possano generare scetticismo verso le vere tragedie. C’è chi punta il dito contro la discrepanza tra l’immagine eterea che Tatiana dava di sé e la realtà dei fatti: «A dispetto della profondità dei pensieri che scrivi, non hai un cuore», attacca un’altra internauta.
I costi della mobilitazione
La polemica investe anche l’aspetto economico e operativo. In tanti evidenziano l’imponente dispiegamento di uomini e mezzi messo in campo dallo Stato: «Si sono mobilitati tanti professionisti per cercarti, per poi scoprire che era tutto organizzato. Siete senza rispetto». Non mancano le richieste provocatorie di chi invoca un risarcimento per le spese sostenute dalla collettività per le ricerche.
Mentre sul web infuria la tempesta, a Nardò la vita prova a tornare alla normalità, anche se sotto casa della famiglia Tramacere restano appostate diverse troupe televisive. L’attesa è tutta per lei: l’opinione pubblica aspetta che Tatiana appaia per la prima volta e spieghi, se vorrà, le ragioni di una fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per il motivo sbagliato.










