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La Notte della Taranta tra identità e polemiche social: scoppia la protesta dei tamburelli

Identità o tradizione? Contaminazione o rispetto delle radici? L’annosa dicotomia che accompagna da anni la Notte della Taranta, e più in generale la riflessione su cosa significhi davvero “appartenere” a una cultura popolare, è riesplosa nella prima tappa del festival itinerante, in una serata d’estate che doveva essere di festa e che invece si è…
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Identità o tradizione? Contaminazione o rispetto delle radici? L’annosa dicotomia che accompagna da anni la Notte della Taranta, e più in generale la riflessione su cosa significhi davvero “appartenere” a una cultura popolare, è riesplosa nella prima tappa del festival itinerante, in una serata d’estate che doveva essere di festa e che invece si è trasformata in un campo di tensioni.

La rivolta

Durante il live di apertura con lo spettacolo “Il canto della frontiera” portato sul palco da Cesare Dell’Anna, i fratelli Redi ed Ekland Hasa e Irene Lungo, un gruppo di spettatori ha improvvisato un contro-concerto al centro della piazza, armato di tamburelli e insoddisfatto dalla proposta musicale giudicata “poco pizzicata” e “troppo contaminata”. Fischi, mugugni e ritmi autonomi hanno cercato di coprire le note sul palco, in una forma di dissenso che ha inevitabilmente polarizzato i commenti.

Le due piazze

Per Redi Hasa, uno dei protagonisti della serata, «centinaia di persone ballavano con noi sotto al palco», mentre «una manciata di “pizzicati di piazza” si sono messi a strimpellare – e pure male – quattro tamburelli». Affermazioni che rimandano a un confronto diventato presto polemica online, dove il racconto di una presunta interruzione del concerto ha fatto il giro dei social, alimentando il dibattito. «Abbiamo suonato fino all’orario previsto, senza abbandonare il palco», precisa ancora Hasa, che sottolinea la vocazione internazionale della Notte della Taranta: «Su quel palco si sono sempre intrecciati suoni, dalla pizzica salentina alla musica gnawa marocchina, dai ritmi balcanici a sperimentazioni contemporanee. È questo il bello della tela».

Il commento

A gettare ulteriore benzina sul fuoco è stato il presidente dell’associazione commercianti di Corigliano, Fabio Fuso: «Non c’era un tamburello, non si è suonata la pizzica, non c’era nulla che richiamasse lo spirito originario della Taranta». Una critica esplicita alla direzione artistica del festival, accusata di smarrire il senso profondo della manifestazione e di allontanarsi dalle radici.

La sindaca

Di segno opposto l’intervento della sindaca Dina Manti, che ha ribadito come la forza della Notte della Taranta stia proprio nella sua capacità di aprirsi al dialogo tra culture: «Il festival è in continua evoluzione. Le contaminazioni sono parte integrante della nostra storia musicale. L’importante è riconoscersi nel rispetto reciproco». Parole simili da Massimo Donno, cantautore e musicista di Corigliano, che in un post ha espresso vergogna per quanto accaduto e ha difeso gli artisti: «Non si può confondere il desiderio con il diritto, la voglia con la pretesa. Questo principio genera violenza». C’è poi un altro aspetto: il programma della serata era noto da giorni, pubblicizzato in rete e sui media. Chi partecipa non dovrebbe essere colto di sorpresa, né aspettarsi qualcosa di radicalmente diverso da quanto annunciato.

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