Il consigliere di Fratelli d’Italia Paolo Pagliaro, con oltre 30mila preferenze, è il candidato più votato in Puglia per il centrodestra.
Come si spiega il grande consenso? Lei è anche editore di una rete televisiva, quanto ha inciso sul risultato?
«Il mio consenso è il frutto di una semina e di un lavoro costanti sul territorio, a stretto contatto con i cittadini. In Consiglio regionale ho portato la voce del Salento accendendo i riflettori su ogni singola criticità, dalla sanità al welfare, dai trasporti alle infrastrutture, dall’ambiente all’agricoltura, dal turismo alla cultura. I miei 30.339 elettori hanno premiato l’impegno, la presenza, la determinazione, con una valanga di voti che considero un patto di fiducia da onorare. Essere il più suffragato di Fratelli d’Italia all’ultima tornata delle regionali è un primato che mi carica di ulteriore responsabilità politica, per fare ancor più e meglio nel solco del buon governo di Giorgia Meloni. Quanto alla visibilità che mi deriverebbe dal ruolo di editore, è ampiamente controbilanciata dall’oscuramento su altre emittenti».
Qual è il suo obiettivo da consigliere di opposizione e che tipo di opposizione farà?
«Un’opposizione intransigente ma leale, con i fari costantemente puntati sull’operato della maggioranza per passare al setaccio ogni atto e provvedimento, ma anche con la disponibilità a collaborare laddove ci sia da approvare iniziative condivisibili per il bene comune».
Se il centrodestra avesse vinto, cosa avrebbe fatto per migliorare la sanità e per abbattere le liste di attesa?
«La sanità pubblica salentina e pugliese è un malato grave, come ho dimostrato con le mie ispezioni, i report e le audizioni in Consiglio regionale. I problemi sono tanti, strutturali e gestionali, e non si risolvono con la bacchetta magica ma con strategie mirate. Innanzitutto serve una sterzata manageriale nelle Asl, che premi competenza e merito e non la clientela che finora ha creato sprechi, disequilibri e malcontento, penalizzando l’offerta sanitaria e i cittadini. Poi ci sono state scelte sbagliate, come i fiumi di denaro spesi per nuovi ospedali fantasma, mentre le strutture sanitarie di prossimità venivano spogliate di personale e mezzi. Quanto alle liste d’attesa, per abbatterle basterebbe bloccare l’attività intramoenia fino a completo smaltimento di visite ed esami in attesa. Se la stessa prestazione per cui c’è da aspettare mesi, se non anni, si può ottenere subito a pagamento, è evidente che c’è un corto circuito. È inaccettabile che l’11 per cento dei pugliesi rinunci a curarsi, la salute non può essere un privilegio per pochi».
Cosa avrebbe fatto per rilanciare l’agricoltura duramente colpita dalla Xylella?
«Il rilancio dell’agricoltura messa in ginocchio dalla Xylella è scritto nelle mie mozioni a sostegno degli agricoltori che hanno visto azzerato il proprio reddito, e per la rigenerazione olivicola e paesaggistica del Salento. Mozioni approvate ma rimaste sulla carta, che riproporrò in Consiglio regionale perché trovino finalmente attuazione. L’agricoltura è l’anima del nostro territorio, il nostro dna, e va rimessa in piedi snellendo le procedure burocratiche che impantanano gli interventi della Regione».
Come si immagina la Puglia e il Salento fra cinque anni?
«Bisogna volere l’impossibile, perché l’impossibile accada: questo è il mio credo. Il Salento e la Puglia che immagino fra cinque anni sono certamente migliori di quelli che ereditiamo dopo vent’anni di governo di sinistra. Mi auguro che Antonio Decaro mantenga fede al suo impegno di discontinuità, da parte nostra faremo di tutto perché le politiche della Regione smettano di essere squilibrate ad esclusivo vantaggio di Bari. Il primo cambiamento sarà questo: pari dignità e opportunità per tutta la Puglia».