Un’indagata, labbra stampigliate su una maglietta e una morte i cui contorni sono confusi. Questo il perimetro del giallo che aleggia attorno alla morte di Luigi Carrozza, noto imprenditore gallipolino, trovato morto il 24 gennaio del 2020 in casa di un amico, in circostanza singolari. La procura di Lecce, in prima battuta, aveva ritenuto si trattasse di morte “naturale” conseguenza di un incontro amoroso finito con un malore fatale e quindi il corpo era stato restituito alla famiglia per il rito funebre.
Quella stessa famiglia che non ha mai creduto alla versione di una scappatella “fulminante” che peraltro faceva a pugni con la scena del ritrovamento. Così la vedova e i quattro figli del Carrozza decisero di affidare la questione a un legale, Lucio Calabrese, e alla criminologa Isabel Bruna Teresa Martina affinché si accertasse quanto accaduto in quella casa. Allo stato attuale dei fatti la procura ha poi iscritto nel registro degli indagati una parente dell’uomo e, successivamente, il pm Paola Gugliemi ha chiesto una proroga delle indagini (a luglio della scorsa estate), ma tutta l’attività d’indagine è secretata.
«Questo ci fa ben sperare – afferma Martina – perché pensiamo che gli esiti delle analisi compiute sui reperti siano utili a portarci alla verità». E già. Il ritrovamento del corpo di Carrozza si colloca all’1 di notte del 24 gennaio di due anni fa. Era un giovedì e, come avveniva da alcuni anni a quella parte, l’uomo era uscito da casa nel primo pomeriggio per poi partecipare in serata alla consueta cena settimanale con gli amici. Ma lì non è mai arrivato e nessuno dei partecipanti – tra loro anche quella sera, come abitualmente accadeva, era presente un politico gallipolino – si è preoccupato o ha pensato di chiamare Carrozza per domandargli la ragione dell’assenza.
Queste alcune delle incongruenze messe in rilievo dalla consulente tecnica di parte nella sua disamina dei fatti. Ma torniamo a quella tragica notte. Carrozza rientrava di solito attorno alle 23, ma a mezzanotte era ancora fuori casa. Non vedendolo rientrare, quella che oggi è la vedova, tentò prima di rintracciarlo sul cellulare che risultava inesorabilmente irraggiungibile e poi chiamò uno degli amici con cui l’uomo doveva trascorrere la serata.
Nella consulenza viene riferito che: «Appare insolito che in una cena tra amici, cena che avviene periodicamente, nessuno si accorga della mancanza di un amico e non prova a contattarlo ecco perché è fondamentale ritrovare i tabulati dell’utenza telefonica. È importante sapere anche dove e con chi fosse il proprietario dell’abitazione (lì dove viene rinvenuto il corpo, ndr) nelle ore cruciali indicate nell’esposto-querela. Appare particolare il racconto del ritrovamento da parte del proprietario dell’appartamento che dice di essere entrato prima nel bagno per esigenze personali e poi di aver ritrovato il corpo. Sarebbe stato logico esaminare velocemente tutte le stanze, dato che la macchina del proprio amico (di Carrozza, ndr) sostava in strada e che quindi doveva essere lì e avrebbe dovuto allarmare il fatto che non desse segnali della propria presenza. Chiunque, piuttosto che utilizzare il bagno per poi scorgere il corpo, avrebbe – perché allarmato dalla famiglia e preoccupato per le sorti di un conoscente, operato in modo contrario. Ammettere di essere andato direttamente a vedere una determinata stanza di una casa significa ammettere o di sapere di che natura e con chi fossero gli incontri o di voler in qualche modo suggestionare chi ascolta su un racconto di ritrovamento casuale».
In pratica l’ipotesi che delinea la consulente è di un incontro fra due o più persone, non necessariamente di natura sessuale, nel corso del quale Carrozza ha avuto un malore senza che alcuno pensasse di allertare subito i soccorsi. Il ritrovamento dell’uomo in abbigliamento intimo e con la maglietta macchiata di rossetto sarebbe, secondo la consulente, un depistaggio. Intanto è stata analizzata la traccia di rossetto impressa sulla maglietta, ma anche l’esito di questa indagine genetica è secretato.
Tra le cose che non tornano la circostanza che Carrozza fosse all’interno dell’appartamento messo a sua disposizione da un suo amico, ma le chiavi per entrarci sono state ritrovate nell’auto. Chi ha aperto quella porta e perché non ha chiamato subito i soccorsi? Questa è uno dei tanti interrogativi a cui la procura deve dare risposta.










