Il centrodestra pugliese in vista delle regionali di novembre finora ha messo sul tavolo il nome di Mauro D’Attis (FI), vicepresidente della Commissione antimafia. Ma i sondaggi danno per scontata la vittoria del centrosinistra con o senza Decaro. Eppure qualcuno in grado di sparigliare le carte e calamitare consensi ci potrebbe essere. Per esempio Pippi (Giuseppe) Mellone, primo cittadino di Nardò.
Sindaco, preliminarmente, lei è di centrosinistra o di centrodestra o cosa?
«Io sono nato e cresciuto in Azione Giovani e Alleanza nazionale. La mia comunità umana e i miei valori sono di centrodestra. In questi 9 anni, con la fascia da sindaco, ho collaborato con le altre istituzioni del territorio, Regione, Provincia e Governo centrale, qualsiasi fosse il colore politico. Ma non ho mai arretrato di un millimetro rispetto ai valori che hanno sempre animato me e la mia comunità. Credo che per un sindaco sia doveroso lavorare senza steccati nell’interesse della propria Comunità. Qualcuno dice che sono “eretico di destra”. È una definizione che mi piace e che appartiene alle mie radici».
Le elezioni regionali si avvicinano, recenti sondaggi danno per scontata la vittoria del centrosinistra, anche senza l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro. Secondo lei il centrodestra è ancora in grado di vincere questa partita?
«Col mio team abbiamo il polso della situazione, stiamo analizzando la Puglia centimetro per centimetro. I sondaggi di questi giorni non conoscono il vero stato d’animo dei pugliesi. C’è chi queste elezioni regionali può vincerle. Occorre giocare la partita con credibilità e un programma alla mano. I sondaggi del centrosinistra sono quantomeno bizzarri, perché orfani di un avversario. Sono convinto che appena il centrodestra avrà il suo candidato, i risultati delle rilevazioni saranno ben differenti. A sinistra c’è una situazione paradossale e comica, in cui Vendola, Emiliano e Decaro non vogliono stare assieme, ma si dichiarano vincitori. Oggi i pugliesi vogliono cambiare tutto. Occorre offrire una rivoluzione, come quella che io ho offerto a Nardò nel 2015. C’è bisogno di una Rivoluzione pugliese».
L’indicazione del candidato presidente del centrodestra è un affare tutto interno a Forza Italia?
Non saprei e non credo. Si tratta di equilibri politici nazionali, dato che si voterà in 7 diverse regioni in autunno. In Puglia possiamo vincere, ma abbiamo bisogno di un mix perfetto.
Occorre individuare la migliore espressione del territorio, indipendentemente dal partito di appartenenza. Occorre andare oltre i confini del centrodestra. Lo diceva Pinuccio Tatarella già trent’anni fa. È più che mai necessario farlo, a maggior ragione, oggi. Occorre un profilo in grado di far tornare le persone a votare e di farle votare per noi».
Lei è un personaggio politico molto noto soprattutto nel Salento, ma se si dovesse realizzare una convergenza sul suo nome, accetterebbe una candidatura a presidente della Regione per il centrodestra?
«La mia notorietà è fondata sui fatti. Ho una rete di sostenitori, amici e colleghi in tutta la Puglia. Moltissimi guardano con ammirazione alla nostra esperienza amministrativa dal Tarantino, dal Brindisino e dalla provincia di Lecce. Ma i dati mi dicono che anche nel Foggiano e nella zona di Andria tanti amici mi seguono con entusiasmo. La mia esperienza, fondata sui fatti, è stata capace di rivoluzionare un territorio vasto e complesso. Qualche giorno fa ho pubblicato un video sui miei canali social, divenuto virale in poche ore, in cui dichiaro la mia disponibilità per la Puglia e per il centrodestra. Le reazioni sono state strabilianti. Certo sarebbe un enorme sacrificio per me, perché amo quello che faccio. Per candidarmi in Regione (qualsiasi sia la carica) dovrei dimettermi. Lo farei solo davanti a una proposta seria, di vero rinnovamento, capace di darmi l’opportunità di portare in Puglia il cambiamento radicale che ho praticato nella mia città».
Rispetto alla quasi certa candidatura di Decaro per il centrosinistra, per vincere cosa dovrà avere di diverso il candidato di centrodestra? La capacità politica, l’empatia, il rapporto con la gente o che altro?
«Abbiamo diverse certezze su temi e prospettive. Il centrodestra dovrà essere in grado di incarnare la fortissima voglia di cambiamento dei pugliesi. Decaro è figlio del passato. È un professionista della politica che rappresenta la continuità con il potere delle giunte Vendola ed Emiliano. È un’espressione pura del PD, un figlio diretto della sinistra che da vent’anni comanda in Puglia. Non sarà certamente la ridicola contesa sulle candidature degli ex presidenti a tracciare una discontinuità.
Nessun pugliese merita di essere preso in giro su questo. Al centrodestra serve un candidato forte, autorevole, popolare e con proposte radicali. Serve un profilo popolare, noto, apprezzato e amato dalla gente. Dopo vent’ anni di fallimenti della sinistra serve un terremoto e il Salento può esserne l’epicentro».
Il Salento dopo Fitto padre e figlio non ha espresso nessun altro presidente, un salentino potrebbe catalizzare gli elettori di quell’area?
«Sono contrario a questa contrapposizione tra Bari e il resto della Puglia. Il cosiddetto grande Salento (Lecce, Brindisi e Taranto) ha una popolazione di quasi 2 milioni di abitanti. Detto ciò non si può pensare di amministrare, come troppo spesso è stato fatto nel corso di questi anni, contro una parte della Regione o a discapito di essa».