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Notte della Taranta, la provocazione di Sergio Blasi: «Fermiamo la manifestazione per un anno»

Più di dieci anni fa Sergio Blasi, quando ancora guidava la Notte della Taranta che aveva ideato e realizzato per la prima volta il 24 agosto 1998 e che sotto la sua guida aveva già raggiunto una risonanza mondiale e presenze di pubblico eclatanti, lanciò un’idea provocatoria, sorprendente per tutti: sospendiamo per un anno la Notte della Taranta. Motivò quella proposta con la necessità di un suo ripensamento profondo, non come un passo indietro o un arretramento, ma come una rincorsa per rilanciarla in un tempo e in un mondo nuovi. Quella proposta incontrò unanimi resistenze: troppo grandi erano già le risorse economiche che la manifestazione stava mobilitando, come confermerà poi uno studio dell’Università di Lille e del Gran Sasso Institute sulle dieci edizioni negli anni 2007-2016, che quantificarono l’impatto economico in 100 milioni di euro complessivi.

Le dimissioni

In seguito, nel settembre 2015, Sergio Blasi si dimise dal consiglio di amministrazione della Fondazione Notte della Taranta. «Dopo diciotto anni», dichiarò allora Blasi, «lasciare la Fondazione è una decisione sofferta, lungamente meditata, ma che arriva all’esito di anni nei quali ho sollecitato un dibattito sul ruolo e la funzione di questo Festival per il Salento e la Puglia. Un dibattito che però gli attuali vertici non hanno mai ritenuto di cominciare, concentrandosi esclusivamente sull’evento. (…) Lo spettacolo e la necessità di lanciare numeri come fuochi d’artificio hanno avuto la meglio su tutto, in un’ansia da prestazione che non ha nulla a che vedere con la missione della Fondazione. (…) Esprimo un unico rammarico: non essere riuscito a fare della Fondazione ciò che avevo immaginato. Non solo il luogo dove si organizza il Festival ma una vera e propria scuola in cui giovani ricercatori, studiosi, appassionati, approfondiscono e ricercano, scavando nella nostra cultura immateriale, nel folklore, il “sapere del popolo” del Salento e della Puglia».

Dopo queste parole, Sergio Blasi non è mai più intervenuto sulla Notte della Taranta e non ha mai rilasciato interviste sull’argomento. Solo quest’anno, dopo dieci anni, lo abbiamo intravisto alla conferenza stampa di presentazione di venerdì scorso, una presenza che ha motivato per la grande amicizia che lo ha sempre legato a Massimo Bray, attuale presidente della Fondazione. E poi, di nuovo a sorpresa, un essenziale e sibillino post sulla sua pagina Facebook, la sera del 23, durante il Concertone, come non accadeva da dieci anni: «Sia benedettu ci fice lu mundu / Comu lu sippe bellu a situare».

Un’idea shock confermata

Sergio Blasi (a scanso di equivoci, nessuna parentela con lo scrivente) mantiene la sua consegna del silenzio: una sola domanda abbiamo voluto fargli, sul passato, rispettando la sua volontà di riserbo: conferma quella sua idea di tanti anni fa di sospendere per un anno la Notte della Taranta? «La confermo e non cambio nulla di quello che dichiarai allora, – ci risponde – anche nel comunicato di dimissioni dalla Fondazione. E preciso che quella proposta nacque quando ancora guidavo la Notte della Taranta, perché i malpensanti potrebbero supporre che questa idea sia nata quando non ne facevo più parte e quindi fosse stata solo mossa da risentimento personale».

Riflettendo su queste parole, capisco perché forse i più bravi dell’edizione di quest’anno sono stati il Canzoniere Grecanico Salentino: come Blasi ha sempre suggerito, tradizione più innovazione, hanno prima suonato una “pizzica indiavolata”, quella di Stifani, il violinista guaritore di De Martino. Tanto è vero che Paglialunga, mentre cantava, gridava ogni tanto «Maria, Maria», la Maria di Nardò di Ernesto De Martino. E poi, intelligentemente, dopo aver fatto capire la storia da cui vengono, hanno suonato un pezzo scritto da loro, dal disco che gli ha fatto vincere nel 2018 l’oscar per la world music.

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