«Lasciatemi essere brutalmente sincero: molti di voi avrebbero preferito un finale peggiore. Una morte, un colpo di scena, qualcosa da raccontare». È un atto d’accusa durissimo, un pugno nello stomaco ai “leoni da tastiera”, quello lanciato da Lorenzo, cugino di Tatiana Tramacere.
Dopo giorni di silenzio seguiti al ritrovamento della 27enne, avvenuto giovedì scorso a casa dell’amico Dragos dopo 11 giorni di sparizione, la famiglia ha deciso di rispondere all’ondata di fango che sta travolgendo la ragazza sui social. La gioia per il lieto fine ha lasciato presto il posto all’indignazione pubblica per quello che sembra essere stato un allontanamento volontario, ma il cugino invita a fermare la gogna mediatica.
In un lungo post su Facebook, Lorenzo punta il dito contro l’ipocrisia del web: «La stessa gente che l’ha difesa nei giorni della scomparsa e acclamata al ritrovamento, improvvisamente l’ha derisa e insultata senza pietà. Perché l’odio ha bisogno di tragedie nuove da divorare. Ma Tatiana è viva. E questo dovrebbe bastare».
La fragilità dietro la fuga
Il cugino invita a guardare oltre l’apparenza del gesto “volontario”. «Se davvero è stato frutto della sua volontà, allora dobbiamo capire perché. Quale dolore l’ha spinta a isolarsi? La sofferenza non nasce dal nulla. A volte i sentimenti si intrecciano alla paura, alla dipendenza emotiva, alla confusione». Tatiana viene descritta come una ragazza «fragile, giovane, confusa», che ha vissuto qualcosa che l’opinione pubblica non ha ancora compreso. «Finché non conosceremo la verità, nessuno ha il diritto di inventare o giudicare».
Infine, un avvertimento sui pericoli reali del cyberbullismo. «Le parole pesano davvero. C’è un limite oltre il quale non feriscono soltanto: possono spezzare», scrive Lorenzo. Il timore della famiglia è che questa tempesta d’odio possa avere conseguenze irreparabili sulla psiche della 27enne: «Una ragazza sommersa dall’odio può scivolare in una depressione profonda. E quando una persona smette di reggere il peso del mondo, il rischio sappiamo qual è».










