Come partoriscono le donne negli ospedali del Salento? Cosa succede nei punti nascita e nelle maternità della provincia? Sono rispettate le indicazioni nazionali? E i diritti di partorienti e bambini vengono garantiti? A farsi queste domande e a promulgarne le risposte in una mappa interattiva aggiornata è l’associazione Rinascere al Naturale, attiva da circa 12 anni in provincia di Lecce e in tutta la Puglia per la promozione di azioni che garantiscano i diritti di partorienti e bambini a una nascita rispettata e una corretta informazione alle mamme.
Sulla mappa, disponibile sul sito dell’associazione, è possibile consultare i protocolli seguiti da ogni struttura ospedaliera, al fine di permettere ad ogni donna e ad ogni famiglia in dolce attesa di poter scegliere la struttura più adatta alle proprie esigenze. La mappa offre le risposte che gli stessi ospedali hanno fornito all’associazione, a seguito di una pec con richieste ufficiali dei protocolli.
Ma c’è un prima e un dopo, nella vita dell’associazione. È stata molto attiva prima della pandemia, con gruppi di mamme, formazione per diventare madri di comunità e sostegno all’allattamento.
Durante l’emergenza Covid le attività in presenza si sono fermate, ma è stata invece avviata una campagna di sensibilizzazione e informazione su quanto stesse succedendo nei punti nascita: violazione dei diritti base, divieto di avere un accompagnatore, separazione mamma-bambino anche in caso di buone condizioni di salute di entrambi, e tanto altro.
Le testimonianze arrivate dalle donne che hanno partorito in questi ultimi due anni, hanno spinto l’associazione a verificare quali siano i protocolli adottati da ciascuna struttura con una lettera inviata il 2 maggio e promulgata attraverso il sito e i social il 16 maggio. A distanza di tutti questi giorni, solo due strutture ospedaliere hanno risposto (nessuna però tra i punti nascita della provincia di Lecce: Vito Fazzi, Scorrano, Gallipoli, Galatina e Tricase) e quindi si è potuta pubblicare la mappa, che verrà aggiornata di volta in volta che arriveranno – se arriveranno – le risposte dagli altri ospedali.
A firmare la lettera aperta con la richiesta dei protocolli ospedalieri è stata la presidente dell’associazione Denise Montinaro: «A oltre due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria molto è cambiato, sia per quanto riguarda la situazione epidemiologica, sia per quello che concerne la vita sociale, le misure di prevenzione e la normativa in merito» si legge nell’introduzione alla lettera. «Se oggi si può andare al ristorante o a ballare senza particolari limiti, qual è la situazione negli ospedali e, in particolare, nei reparti di Ostetricia e Neonatologia?».
A fronte di strutture più virtuose che hanno da subito recepito le raccomandazioni nazionali ed internazionali, garantendo alle gestanti un’esperienza di parto positiva nel rispetto dei diritti ad avere un accompagnatore (il papà o altra persona a scelta), ad un contatto precoce e duraturo con il neonato (che quindi non viene separato, a meno di condizioni di salute sfavorevoli), ad un buon avvio dell’allattamento subito dopo il parto, in altre regioni -principalmente del sud – come la Puglia, persistono ancora restrizioni che l’associazione definisce ‘incomprensibili’: «Tuttora riceviamo testimonianze di partorienti a cui viene di fatto impedito di avere un accompagnatore, o viene loro permesso solo nell’ultima fase del parto, per un tempo limitato, oppure che si vedono allontanare il neonato, per molte ore, se non addirittura giorni, nonostante le condizioni di salute siano buone e dunque non giustifichino questo abuso».
La missiva con le richieste di Rinascere al naturale è stata inoltrata ai referenti delle varie strutture ospedaliere non solo del Salento ma di tutta la Puglia e, inviata per conoscenza al dr. Vito Montanaro, direttore del Dipartimento di Promozione della salute della Regione, alla dott.ssa Antonella Caroli, responsabile del medesimo Dipartimento e che, nei mesi passati, ha mandato numerose circolari ai reparti di Ostetricia pugliesi per richiamarli al rispetto delle raccomandazioni ufficiali, e al dr. Antonio Belpiede, attento responsabile del comitato Percorso nascita pugliese.
Nella mail anche un monito: «Vogliamo continuare ad alimentare un’immagine della Puglia come regione incapace di promuovere la salute delle madri e dei neonati? O, al contrario, crediamo che sia arrivato il momento di garantire anche alle madri pugliesi diritti che sono ovvia realtà per altre madri italiane?». Ai presìdi ospedalieri l’ardua sentenza.