Migliorano le condizioni della famiglia composta da tre adulti e due bambini, di sei mesi e due anni e mezzo, intossicata due giorni fa dal monossido di carbonio a causa del malfunzionamento di una caldaia domestica.
Soccorsi dal personale sanitario del 118, la famiglia è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Vito Fazzi di Lecce e in quello di Gallipoli.
A destare maggiore preoccupazione sono state le condizioni della giovane madre e dei suoi due piccoli, per i quali i medici hanno disposto un intervento urgente nella Camera iperbarica del “Fazzi”. La struttura, afferente al Dipartimento di Anestesia e Rianimazione guidato dal dottor Giuseppe Pulito, gestita in collaborazione con la professoressa Luciana Mascia ordinaria di Anestesia e Rianimazione di Unisalento, è coordinata dal dottor Marcello Gorgoni.
Dopo la seduta iperbarica, la mamma e i due bambini sono stati ricoverati nel reparto di Pediatria del Fazzi e si trovano in buone condizioni cliniche.
Gli altri due componenti della famiglia sono stati trasferiti nell’ospedale di Gallipoli per ricevere analogo trattamento nel Centro iperbarico, diretto dalla dottoressa Simona Ingletti, afferente al reparto di Anestesia e Rianimazione diretto dal dottor Giancarlo Negro.
Attiva da soli sei mesi, la Camera iperbarica del “Fazzi” «è già punto di riferimento per numerose emergenze di diversa natura per un territorio vasto», afferma il direttore generale Stefano Rossi.
La Camera iperbarica del “Vito Fazzi” consente il trattamento di patologie molto complesse che vengono erogate in emergenza, come in questo caso, per i casi di intossicazione da monossido di carbonio, ma anche per patologie da decompressione dei subacquei, embolismi gassosi, o infezioni necrosanti progressive dei tessuti molli, casi di ischemia traumatica acuta o sindrome compartimentale, innesti cutanei e lembi muscolo cutanei compromessi.
Consente inoltre attività in regime ambulatoriale (l’ipoacusia o sordità acuta improvvisa, le ulcere a lenta guarigione, le lesioni vescicali, rettali e mandibolari a seguito di radioterapia, problematiche ortopediche quali le necrosi asettiche di testa femorale, di condilo femorale, di omero e potenzialmente di altri distretti scheletrici e le osteomieliti croniche refrattarie).