Per gli avvocati Michele Laforgia e Viola Messa, difensori di Maurizio Laforgia – uno degli indagati nell’inchiesta di Lecce che vede coinvolto l’ex assessore regionale Alessandro Delli Noci, dimessosi dall’incarico – «bene ha fatto l’Anm distrettuale di Lecce a richiamare le ragioni di opportunità e prudenza che suggeriscono di astenersi dall’esprimere giudizi sommari prima della conclusione delle indagini e senza conoscere le motivazioni dell’annullamento di un provvedimento cautelare».
I due legali intervengono all’indomani dell’intervento dell’Anm leccese, che ieri aveva espresso «sconcerto» per le affermazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, riportate da più organi di comunicazione, secondo cui l’indagine della Procura di Lecce su Delli Noci sarebbe stata «smontata» dal Tribunale del Riesame e sarebbe, quindi, «morta».
I difensori di Maurizio Laforgia sottolineando che, ad oggi, «sono note all’opinione pubblica solo le argomentazioni dell’accusa e del gip, e non certo per iniziativa dei difensori, mentre sono rimaste rigorosamente riservate sia le dichiarazioni rese dall’indagato nel corso dell’interrogatorio preventivo, sia gli articolati rilievi da noi proposti al Tribunale del Riesame».
Gli avvocati Laforgia e Messa sottolineano che «di quanto è avvenuto in camera di consiglio non abbiamo infatti mai fatto menzione agli organi di stampa, pur essendo ovviamente interessati a far conoscere le ragioni della difesa a fronte del clamore mediatico suscitato dall’inchiesta e dal grave provvedimento restrittivo adottato nei confronti di Maurizio Laforgia. Lo abbiamo fatto – proseguono – perché eravamo e siamo convinti che i processi si debbano celebrare nelle aule di giustizia soprattutto in fase cautelare, che com’è noto non è pubblica, e nonostante i commenti investano direttamente la posizione del nostro assistito: che è il solo ad aver impugnato il provvedimento anche per la insussistenza degli indizi e l’unico indagato nei confronti del quale è stato integralmente annullato. Per questo – prosegue la nota degli avvocati – abbiamo evitato anche di commentare l’indiscrezione relativa al presunto aggravamento delle accuse nei confronti dell’indagato nel corso dell’udienza camerale, trapelata dopo che il collegio aveva riservato la decisione e prima che assumesse le proprie determinazioni. Indiscrezione che, tuttavia, non sembra aver suscitato particolari reazioni, così come non ha destato alcuno stupore la pubblicazione nelle settimane passate di una selezione di messaggi, di stralci di conversazioni e di singole frasi estrapolate dagli atti di indagine in aperta e reiterata violazione della presunzione di innocenza. Opportunità e prudenza, in un processo penale – concludono Michele Laforgia e Viola Messa – sono regole a tutela di tutti. Persino degli indagati, non colpevoli sino a sentenza definitiva, e dei loro difensori».