Sono nove i casi sospetti di scabbia nel carcere di Lecce. Dalla direzione, però, arrivano rassicurazioni: i detenuti che hanno manifestato i sintomi sono stati sottoposti a visite specialistiche e la terapia precauzionale è già stata avviata. Nelle prossime ore sono attese nuove analisi già disposte dal dipartimento di prevenzione dell’Asl Lecce. L’allarme è scattato nello scorso fine settimana quando alcuni detenuti hanno cominciato a manifestare sintomi, sfoghi e infiammazioni sulla pelle, tipici della scabbia. La direzione sanitaria, per prevenire possibili contagi, li ha tenuti in isolamento per 24 ore nel reparto dei “precauzionali”.
Le problematiche
«Mentre nel resto della società libera c’è chi ancora etichetta il carcere come una struttura alberghiera, all’interno della struttura penitenziaria di Lecce scoppia l’allarme della scabbia. Il sovraffollamento carcerario, le precarie condizioni igienico-sanitarie e le altre endemiche problematiche delle carceri italiane, sono tutti elementi che trasformano le strutture penitenziarie in epicentri perfetti di numerose malattie infettive, tra cui, purtroppo, la scabbia. Questa situazione ci porta indietro di tanti anni, trasformando il carcere in un vero e proprio inferno. Altro che hotel», fa sapere l’associazione Antigone, che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale promuovendo elaborazioni e dibattiti sulla realtà carceraria in Italia.
Il sovraffollamento
La scabbia è una malattia della pelle causata da un piccolo parassita, un acaro che causa un intenso prurito. Si tratta di un disturbo contagioso che può diffondersi in modo molto rapido, ma che può essere risolto altrettanto rapidamente. Le preoccupazioni sorgono per la situazione esplosiva che c’è nel carcere a causa del sovraffollamento e della carenza di personale. Nella casa circondariale di Lecce, infatti, sono reclusi 1200 detenuti, esattamente il doppio di quanti ce ne potrebbero essere. Per badare a loro sono in servizio 600 agenti di polizia penitenziaria (compreso il nucleo interprovinciale traduzione e piantonamento) ma ne servirebbero almeno altri 250. La drammaticità della situazione del carcere di “Borgo San Nicola” è stata denunciata dai sindacati e da Ilaria Cucchi, senatrice di Sinistra Italiana che, nelle scorse settimane, lo ha visitato. «Il carcere, così, diventa una sofferenza per il detenuto e per chi ci lavora. A rimetterci sono i diritti dei lavoratori e, soprattutto, dei detenuti», aveva commentato nell’occasione la senatrice.