Inchiesta hacker e dossieraggi, il pm: «Nella Dia di Lecce una “squadra” di poliziotti infedeli»

Nella Direzione investigativa antimafia (Dia) di Lecce sarebbe attiva una «squadra» di «personale infedele» dedita alla «esfiltrazione abusiva di informazioni e dati» riservati e presenti nelle «Banche dati strategiche nazionali».

È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sui dossieraggi che sarebbero stati messi in atto dalla presunta banda della Equalize di via Pattari 6 che farebbe capo a Enrico Pazzali e Carmine Gallo.

Le informative dei carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo di Varese, inviate al pubblico ministero Francesco De Tommasi, infatti non fanno riferimento solo al finanziere della Dia, Giuliano Schiano, sospeso per sei mesi dal servizio e per il quale diversi indagati, come gli informatici Samuele Calamucci e Giulio Cornelli, si attivano per «non pregiudicare il loro canale di approvvigionamento di dati», ma a un «nucleo» di «personale infedele».

Fra questi ci sarebbero il maresciallo capo dei carabinieri in servizio presso il Centro operativo della Dia di Lecce, Tommaso Cagnazzo, e la «vicinanza» ai presunti hacker di un secondo finanziere (non indagato).

Per i militari è «ovvio» che «personale della Dia di Lecce possa essere coinvolto in accertamenti circa presunti accessi abusivi segnalati dalle procure italiane» ed è «altrettanto ovvio» che «i dirigenti ed i capi ufficio di Schiano così come gli appartenenti alla “squadra infedele” operino quantomeno una vigilanza disinvolta» nei confronti degli accertamenti sulle banche dati «svolti dal personale dipendente».

La deduzione degli investigatori dipende dal fatto che «il Sistema informativo interforze prevede che per ogni utente vi sia associato un “responsabile d’ufficio” che effettua obbligatoriamente e con cadenza bimestrale controlli a campione sulle interrogazioni effettuate».

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