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Il maestro salentino Francesco Libetta dirige l’orchestra nel concerto in onore di Franco Battiato

«Pronto, Francesco? Sono Franco. Sono in Tibet, stiamo girando un documentario sulla reincarnazione». È uno degli aneddoti più simpatici della lunga amicizia tra il salentino Francesco Libetta, pianista di fama mondiale, compositore e direttore d’orchestra, e Franco Battiato, il genio che non amava farsi chiamare “maestro”.

Questa sera, in occasione del primo anniversario della dipartita dell’artista siciliano, nel teatro antico di Taormina va in scena “Over and over again”, omaggio a Franco Battiato, un “viaggio” messo in musica dall’orchestra del conservatorio “V. Bellini” di Catania, diretta per l’occasione da Libetta. Al cuore del progetto c’è Angelo Previtera, storico tastierista e più fidato collaboratore di Battiato. Ci saranno anche Carmen Consoli e Red Canzian.
«Un’operazione dal significato molto particolare», racconta Libetta contattato telefonicamente prima delle prove. «In passato ho trascritto alcune delle sue cose con il materiale che lui stesso mi dava. Questo progetto è diverso. Qui siamo noi a seguire Battiato, tentando di lasciare intatto il lavoro di un artista che non proponeva mai formule già viste».
Battiato, nella sua lunga carriera non ha solo dato tantissimo alla musica e all’arte italiana, ma ha generosamente condiviso la sua creatività, i suoi pensieri, l’arte dell’ascolto, la “voglia di vivere” e la sua quotidianità con tutti gli artisti che ha incontrato.
Tra questi, Libetta. Fu proprio grazie a quest’amicizia che Battiato calcò le assi del palcoscenico del piccolo teatro di Nardò nel 2006, cantando “La chanson des vieux amants” per la nuova inaugurazione dopo anni di chiusura, non accettando in cambio alcun cachet.
La loro conoscenza nata nel Salento per caso, è diventata subito collaborazione, con la partecipazione del pianista al film “Musikanten” del 2005, che Battiato aveva dedicato a Beethoven, quella volta in cui non gli preferì l’insalata.
«Per fortuna non bisogna sempre scegliere tra le due cose, e bisogna vedere poi quale Beethoven e quale insalata vengono proposte» dice Libetta, «il significato di quel testo era chiaro: alla musica usata come status symbol, lui preferiva le cose concrete. Se Beethoven era da stimolo per migliorarsi e creare, allora ci faceva un film».
E proprio in quel film, con protagonista Alejandro Jodorowsky, Libetta (che domani sarà a Cagliari per chiudere una integrale dedicata proprio a Beethoven) interpretare un giovane barista che, passando accanto a un pianoforte, dà prova del suo talento. Tra i due “maestri” sono seguite diverse collaborazioni, come la regia del video di Libetta curata da Battiato in cui vi è anche un personale arrangiamento de “La cura”.
“Ogni volta che ero qui in Sicilia” ricorda Libetta, “andavo in pellegrinaggio a casa sua a Milo. Milo era il tempio di tantissimi artisti e amici, la “mecca” in cui spesso ci fermavamo a pranzo. A casa sua ho mangiato le melanzane più buone di sempre”. Battiato non era mai noioso, mai banale. «Viveva come la persona più normale del mondo, ma quando uno è così famoso, c’è poco da fare il normale. Ci riesci solo se sei superiore alla norma».
I ricordi più belli con Battiato sono tutti corredati da sorrisi e risate per Francesco Libetta, «perché stargli accanto in alcuni momenti, a cena prima dei concerti, o camminargli di fianco per strada “normalmente” mentre ali di folla si spiegavano al suo passaggio, e vivere tutto con tranquillità, ti dava quella gioia serena di avere risolto tutte le tensioni più serie della vita che ci rendono più grigi».

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