I contadini leccesi salgono in cattedra e impartiscono lezioni ai futuri dirigenti dei mercati contadini nel mondo. Tra profumi di verdure di stagione, colori di frutta, fiori e sapori delle tante golosità salentine a chilometro zero, il modello organizzativo e gestionale dei mercati contadini di Campagna Amica è stato toccato con mano al mercato di via 95° Reggimento Fanteria a Lecce da una delegazione internazionale formata dai partecipanti al corso “Capacity building to develop Farmers Markets”, organizzato nell’ambito del progetto “Mediterranean and African Markets Initiative (MAMi-Farmers Markets)”, provenienti da Albania, Egitto, Libano, Kenya e Tunisia.
Un momento di formazione, ma anche esperenziale, con degustazioni, convivialità, scambio di contatti e tanti complimenti ai prodotti “made in Salento”.
Il progetto MAMi-Farmers Markets, finanziato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, implementato dal Ciheam Bri in collaborazione con la World Farmers Markets Coalition, si impegna, infatti, a promuovere sistemi alimentari sostenibili per contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso l’adozione di pratiche alimentari rispettose dell’ambiente, capaci di generare impatti positivi nella costruzione di comunità resilienti. La finalità del nuovo progetto, quindi, è quella di migliorare l’accesso al cibo e, soprattutto, garantire produzioni sicure e di qualità alla più ampia fascia di popolazione, sostenendo i sistemi locali e formando una classe di manager che potrà favorire lo sviluppo di una piccola imprenditoria che dia chance anche a giovani e donne. Il sistema di vendita diretta, che è una delle principali leve della “multifunzionalità” nel Salento come in tutta Italia, ha ottenuto risultati economici significativi, ricorda Coldiretti. Numeri straordinari: la rete organizzata di mercati contadini conta 15mila agricoltori coinvolti in circa 1200 farmers market di Campagna Amica.
I mercati dei contadini non sono solo un luogo di commercio. Negli anni, infatti, sono diventati dei veri e propri laboratori, centri di divulgazione del prodotto e, attraverso il contatto stretto con i consumatori, hanno favorito la diffusione di una corretta cultura alimentare fondata su qualità, sicurezza e legame col territorio. Un elemento fondante di un nuovo rapporto tra aree rurali e urbane che vede nello sviluppo di sistemi locali del cibo la possibilità di superare le contraddizioni di una dieta alimentare globale, dalla perdita della biodiversità alla crescente insicurezza alimentare nel sud del mondo fino al costante abbandono delle campagne. «Un’opportunità unica per Paesi fragili che non sono riusciti a mettere a reddito le loro preziose miniere agricole. E che sono stati anche i più penalizzati sia dal conflitto in Ucraina, che li ha privati di approvvigionamento alimentare, sia dal più recente in Medio Oriente che ha aggravato la crisi geopolitica.
Aiutando nel proprio Paese le popolazioni che vengono da millenni di sfruttamento si potrà anche contenere il flusso migratorio che si è particolarmente intensificato in questi ultimi anni», sottolinea Coldiretti.