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Cronaca Lecce

Giovani bulgare fatte arrivare in Italia, vendute e costrette a prostituirsi: a Lecce condanne per oltre un secolo

Oltre un secolo. È l’ammontare totale delle condanne inflitte dal gup di Lecce Stefano Sala a 13 dei 26 imputati coinvolti nell’inchiesta su un’associazione per delinquere finalizzata alla tratta degli esseri umani, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, sfruttamento della prostituzione minorile, sequestro di persona e altro, tra Bulgaria e Italia.

Il processo nei confronti dei 13 imputati è stato celebrato con rito abbreviato nell’aula bunker del carcere di Lecce.

La pena maggiore è stata inflitta ad Anto Yanchev Antov, bulgaro di 55 anni, condannato a 19 anni di reclusione. È ritenuto a capo dell’organizzazione che avrebbe fatto affari con giovani connazionali giunte nel capoluogo salentino, chi con la promessa di un dignitoso e remunerativo posto di lavoro, chi perché venduta per poche centinaia di euro. In ogni caso, il destino sarebbe stato comune per tutte: diventare “schiave del sesso” costrette, con la violenza, a prostituirsi per strada o nell’abitazione dell’uomo.

Quanto alle altre condanne: 14 anni e otto mesi di reclusione per Stefcho Todorov Avramov; 8 anni di reclusione per Petya Rosistsova Naydenova; 10 anni 10 mesi e 20 giorni di reclusione per Tsvetana Panayotova Ristova; 5 anni 6 mesi e 20 giorni di reclusione per Kiril Boyanov Kirchev; 9 anni di reclusione per Trifonka Mitkova Trifonova; 7 anni 8 mesi di reclusione per Plamen Milenov Petrov; 8 anni di reclusione per Stefan Milenov Petrov; 8 anni di reclusione per Ventsislav Zahariev Naydenov; 5 anni 4 mesi di reclusione per Ivan Danchov Tsekov; 4 anni 4 mesi di reclusione per Kirilka Fidanova Ivanova; 2 anni 8 mesi di reclusione per Aleksander Borisov. Tutti originari della Bulgaria. Tre anni di reclusione per Gennaro Hajdari, montenegrino.

Le indagini svolte dalla Squadra mobile della Questura di Lecce e coordinate dal sostituto procuratore della Dda Giovanna Cannarile e dai sostituti procuratori della Procura ordinaria Erika Masetti e Rosaria Petrolo, avevano portato all’emissione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 22 persone, indagate, tra l’altro, per i reati di associazione per delinquere, di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, alterazione di stato, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, minaccia e calunnia, con l’aggravante della transnazionalità, per fatti che si sarebbero verificati dal 2021 al 2023 tra Lecce e la Bulgaria.

Le donne erano sottoposte a violenze, minacce di morte e altre angherie e violenze fisiche e psichiche, a volte anche private dei documenti di identità e del telefono cellulare al fine di farle sottostare alle volontà degli sfruttatori.

In particolare, sono stati documentati alcuni episodi di estrema violenza nei confronti di alcune vittime che, una volta giunte in Italia per essere avviate alla prostituzione, si erano dimostrate poco inclini ad assecondare le pretese degli aguzzini.

Secondo l’ipotesi accusatoria, l’attività illecita ai danni delle giovani donne era agevolata anche da alcuni cittadini italiani che, approfittando di una maggior libertà di movimento sul territorio, favorivano lo sfruttamento della prostituzione, preoccupandosi o di accompagnare le donne sulla postazione di lavoro, provvedevano anche ai loro piccoli bisogni, senza essere retribuiti bensì “accontentandosi”, magari, di un rapporto sessuale gratuito.

I principali luoghi in cui si svolgevano le attività di prostituzione erano, tra le altre, la strada statale 101 in località Santa Teresa a Sannicola, la strada statale 274 all’altezza dello svincolo Torre Mozza-Lido Marini, la strada statale 16 nei pressi della rotatoria Trepuzzi-Campi Salentina, la strada statale 101 all’altezza dello svincolo per via delle Industrie.

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