Hanno ammesso le proprie responsabilità, ridimensionato la portata dei fatti, chiesto scusa e si sono detti pentiti. È questo, in sintesi, quanto emerso dagli interrogatori di garanzia che si sono tenuti davanti alla giudice per le indagini preliminari Lucia Rabboni e alla procuratrice capo del tribunale dei minorenni di Lecce, Simona Filoni. A rispondere alle domande dell’autorità giudiziaria sono stati i cinque minorenni, di età compresa tra i 15 e i 17 anni, arrestati lo scorso 4 giugno perché ritenuti responsabili dell’aggressione ai danni di un coetaneo affetto da diabete e invalido al cento per cento, avvenuta lo scorso 16 aprile nella sala d’attesa della stazione ferroviaria di Galatina.
Le dichiarazioni
Nel caso è coinvolta anche una ragazza, che avrebbe avuto un ruolo non secondario: sarebbe stata proprio lei, difesa dall’avvocata Simona Reale, a riprendere la scena dell’aggressione con lo smartphone. Il video è poi finito nelle chat di tanti ragazzi. La minore ha ammesso di aver ripreso, precisando che era la sua prima volta che succedeva e ha escluso di far parte abitualmente del gruppo chiamato la “gang del bosco”. La minore ha smentito l’esistenza stessa della gang, definendola un’espressione goliardica usata per prendere in giro uno dei presenti.
L’inchiesta
Nel frattempo, gli avvocati difensori, Antonio Palumbo, Daniele Sindaco, Massimo Bellini, Massimo Marra e Simona Reale, stanno valutando la possibilità di presentare ricorso al tribunale del riesame per chiedere l’annullamento o la revoca delle misure cautelari. I cinque ragazzi sono accusati, a vario titolo, di violenza privata, lesioni personali aggravate, diffamazione e atti persecutori. Le indagini hanno preso corpo soprattutto grazie alla dettagliata testimonianza della giovane vittima. Il ragazzo, nato in Italia da genitori tunisini, ha raccontato una lunga scia di vessazioni: pestaggi, umiliazioni, minacce e insulti, anche a sfondo razziale. Un incubo iniziato tre anni fa, tra le strade del paese e culminato lo scorso aprile con l’aggressione in stazione. Al vaglio degli investigatori, tuttavia, ci sono altri episodi. E perfino dopo l’aggressione, in stazione, il branco avrebbe continuato a inseguire il 15enne, barricato in casa di un conoscente.