Cinque dei ragazzi che, il 16 aprile scorso, aggredirono un 17enne nella stazione di Galatina, sono finiti in comunità.
Le ordinanze cautelari, emesse dal gip presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce su richiesta della procuratrice per i Minorenni Simona Filoni, sono state eseguite stamattina dagli agenti del commissariato di Galatina.
I cinque sono accusati, insieme ad altri cinque indagati (due dei quali non imputabili poiché hanno meno di 14 anni), di atti persecutori e violenza privata in concorso, lesioni personali aggravate e diffamazione.
L’aggressione ai danni del 17enne, affetto da disabilità, fu anche ripresa con uno smartphone e poi diffusa nei gruppi WhatsApp e sui social diventando in poco tempo virale.
In una nota, la procuratrice Filoni definisce quella organizzata ai danni della vittima «una vera e propria spedizione punitiva condotta con estrema brutalità e pervicacia» che avrebbe potuto avere «conseguenze ancor più gravi».
Le condotte degli indagati, prosegue la procuratrice, «a dispetto della giovanissima età», appaiono già «pericolosamente e radicalmente strutturate in senso deviato, connotate da anaffettività e amoralità, ispirate dai disvalori della violenza e della sopraffazione dell’altro e totalmente sorde ai valori del rispetto dell’altro e della civile convivenza».
I presunti aggressori avrebbero agito, prosegue Filoni, in «un contesto in cui appare totalmente fallito il sistema educativo familiare dimostratosi, nei fatti, totalmente incapace di trasmettere i valori del vivere civile e del rispetto della persona e della dignità umana».
Le indagini sono partite a seguito della denuncia della madre della vittima e sono state condotte attraverso l’ascolto protetto del 17enne e di altre persone informate dei fatti, la visione delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza e l’analisi degli smartphone dei presunti aggressori.
I cinque ragazzi nei cui confronti è stata disposta la custodia in comunità, sostiene la Procura per i Minorenni di Lecce, avrebbero «barbaramente aggredito la persona offesa sferrandole numerosi calci e pugni» avvalendosi anche del fatto che la stazione fosse deserta a quell’ora e, quindi, nessuno avrebbe potuto aiutare la vittima (c’erano solo tre ragazze in compagnia del 17enne, terrorizzate da quanto stava accadendo). Gli indagati, inoltre, sarebbero stati forti della «evidente superiorità numerica e della supremazia fisica» oltre che «del senso di appartenenza alla “gang del bosco“», come il gruppo viene definito da chi riprende la scena con i video.
Al termine dell’aggressione, si legge ancora nella nota della Procura, gli aggressori avrebbero inseguito la vittima che, nel frattempo, aveva trovato riparo a casa di un amico. Qui avrebbero tentato di sfondare il portone pronunciando frasi minacciose e discriminatore. Azione che sarebbe durata circa un’ora e mezza fino a quando una vicina non avrebbe minacciato di chiamare la polizia, mettendo in fuga gli indagati.
Stando a quanto emerso dalle indagini, la vittima avrebbe subito per almeno tre anni i comportamenti minacciosi e violenti degli indagati, che lo avrebbero anche picchiato in altre circostanze.
