La procura di Lecce mette il sigillo sulla maxi-inchiesta che, a giugno, aveva scosso i palazzi della politica e dell’imprenditoria salentina, notificando l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 32 indagati – 29 persone fisiche e tre società – accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, truffa aggravata, reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio. Tra loro figura anche l’ex assessore regionale alle Attività produttive, Alessandro Delli Noci, 43 anni, già vicesindaco di Lecce.
L’inchiesta
L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza tra il 2018 e il 2021, ha portato alla luce un presunto sistema corruttivo capace di intrecciare interessi politici, amministrativi e imprenditoriali. Un sodalizio che, secondo i pm Alessandro Prontera e Massimiliano Carducci, avrebbe manipolato l’erogazione di fondi pubblici regionali ed europei per favorire determinati progetti turistico-ricettivi nel Salento, in cambio di pacchetti di voti, assunzioni e vantaggi personali.
Il caso
Proprio nei confronti di Delli Noci, difeso dall’avvocato Luigi Rella, l’accusa si aggrava: da semplice concorso in corruzione a corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Secondo la procura, l’ex assessore – attraverso l’amico e ingegnere Maurizio Laforgia, figlio del presidente di Aqp ed ex Rettore dell’università del Salento – si sarebbe messo a disposizione degli imprenditori Alfredo Barone (ex sindaco di Parabita) e Corrado Congedo, garantendo appoggi istituzionali in cambio di sostegno elettorale, contributi per la campagna 2020 e posti di lavoro destinati a persone vicine.
Le indagini
Gli investigatori ricostruiscono un sistema ben rodato, alimentato da incontri riservati e scambi di favori. In una cena al ristorante «Livingstone» di Lecce, pochi mesi prima delle elezioni regionali, Barone e Congedo avrebbero consegnato a Delli Noci una lista di imprenditori pronti ad assicurargli pacchetti di voti. In cambio, secondo un’intercettazione, gli imprenditori avrebbero assunto nei loro supermercati persone indicate dall’assessore, anche solo «per un mese o due», giusto per «accontentarlo». Al centro delle indagini, il progetto da 16 milioni di euro per la riconversione dell’ex Istituto delle suore Stimmatine in un hotel di lusso, in parte finanziato con fondi del Pia Turismo. Ma l’attenzione della finanza si è allargata anche al recupero dell’ex cinema Santa Lucia e al complesso Rivabella srl di Gallipoli, beneficiario di oltre 6 milioni di euro di finanziamenti. Le tre società coinvolte: Luxuryclass, Rivabella e Italservice srl che figurano tra gli indagati come persone giuridiche. Gli indagati potranno presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati entro 20 giorni, prima che la procura decida se chiedere o meno il rinvio a giudizio.










