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Droga e riciclaggio nel Salento, smantellate 2 organizzazioni criminali: 35 arresti – VIDEO

Trentatre persone sono finite in carcere e due agli arresti domiciliari nell'ambito della maxi inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha inferto un duro colpo a due organizzazioni criminali attive a Lecce e nel Basso Salento. L'operazione è stata eseguita da oltre 200 uomini e donne della guardia di finanza e della polizia di…

Trentatre persone sono finite in carcere e due agli arresti domiciliari nell’ambito della maxi inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha inferto un duro colpo a due organizzazioni criminali attive a Lecce e nel Basso Salento.

L’operazione è stata eseguita da oltre 200 uomini e donne della guardia di finanza e della polizia di Stato nei confronti degli indagati accusati, a vario titolo, di far parte di due distinte associazioni finalizzate al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti nonché al riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Tra i principali indagati, considerati ai vertici delle organizzazioni, ci sono anche esponenti del clan Pepe-Briganti e del gruppo Penza della Sacra corona unita, storicamente radicati a Lecce con ramificazioni in diversi centri della provincia.

Le indagini sono partite a seguito della scoperta di alcune chat scambiate dagli indagati attraverso piattaforme criptate di comunicazione come Encrochat e Sky Ecc, che consentono lo scambio di messaggi o conversazioni utilizzando criptofonini in grado di cifrare i dati trasmessi e impedire le intercettazioni.

Stando a quanto emerso dalle indagini, le organizzazioni avevano una struttura capillare e ben definita con una precisa ripartizione di compiti, la disponibilità di enormi quantità di denaro contante, telefonini criptati, mezzi dotati di nascondigli e depositi sicuri in cui nascondere il materiale illecito.

Gli indagati, inoltre, avrebbero curato rapporti con trafficanti di droga calabresi e altri gruppi criminali operanti anche all’estero, soprattutto Albania e Spagna, dove si sarebbero stabilmente trasferiti due degli arrestati. Gli indagati sarebbero stati capaci di tessere rapporti anche in carcere o durante i periodi di latitanza e avrebbero fatto sistematicamente ricorso alla violenza con armi ed esplosivi per imporre il proprio controllo sul territorio o per risolvere conflitti interni.

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati ingenti quantitativi di droga: già nell’agosto del 2020, a Castro, furono furono fermate due persone provenienti dall’Albania che, su un’imbarcazione, trasportavano oltre 150 chili di marijuana e 25 di hashish; un anno dopo, a Napoli, è stata arrestata un’altra persona fermata con 45 chili di cocaina nascosta nel doppiofondo di un autocarro; poco dopo, a Lecce, un uomo fu fermato con 11 chili di eroina.

Nel corso del tempo, poi, i gruppi criminali con la complicità di un commercialista avrebbero acquisito diversi locali (tra pub, ristoranti e attività commerciali) così da avere il controllo anche economico del territorio. Le imprese, intestate a prestanome, venivano di fatto gestite dagli indagati.

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