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Don Gianni Mattia, il prete-clown che a Lecce sfida il dolore con il sorriso e un naso rosso

«La mia vocazione nasce a Lourdes, tra gli ammalati, dove sento forte il richiamo di spendere la mia vita tra gli ultimi. Ai piedi della grotta di Lourdes un richiamo forte mi ha spinto a spendermi per chiunque soffra». Si presenta così don Gianni Mattia, presbitero della diocesi di Lecce e cappellano dell’ospedale “Vito Fazzi”. Don Gianni è un punto di riferimento importante nell’ospedale, si veste da clown con il naso rosso, si distingue per la sua missione di gioia verso i bimbi ricoverati, ha un cuore grande ed è sempre disponibile con tutti. Don Gianni, con il suo amore, ascolta il cuore di chi soffre portando a tutti una parola di speranza, una parola che parla di un Dio che rende possibile l’impossibile. «Con un naso rosso tutto posso», dice il prete clown.

Le storie

«Ho accompagnato diversi bambini durante la malattia. Di alcuni ho visto la guarigione, di altri il passaggio in una vita oltre questa vita. Ho imparato a saper ascoltare i silenzi, ho cercato di essere carezza, ho provato a gestire le emozioni ma il pianto ha sempre prevalso in drammi grandi come la perdita di alcuni bambini», racconta don Gianni.

«In questi anni ho legato con una principessa malata di medulloblastoma. Dopo il suo intervento neurochirurgico non l’ho più abbandonata e sono diventato anche il suo padrino di cresima. Una piccola principessa che ho accompagnato con tanto affetto, discrezione e attenzione ma quello che mi ha donato lei è stato davvero immenso. Una volta incontrai, prima da clown e poi da cappellano, un piccolo affetto da osteosarcoma a cui avevano amputato un braccio per il cancro e mi chiese: “Ma tu sei clown o sei prete?”. Perché era così strano essere entrambe le cose. Non è stato semplice farmi accettare come prete clown ma ha prevalso la forza di portare un sorriso lì dove da sorridere c’era molto poco», spiega il cappellano. E poi il ricordo di «un piccolo campione» accompagnato a Gardaland. «Il suo sorriso è stato il più bel regalo che potessi ricevere. Sua madre non voleva farlo salire su una giostra molto pericolosa e io, invece, camuffando un po’ il pericolo, riuscii a farlo salire. Trasaliva dalla gioia per aver preso in giro sua madre e per aver realizzato un sogno che sembrava impossibile. I sorrisi dei bambini che ho incontrato sono vitamina pura per essere ogni giorno più forte per chi ha bisogno», sottolinea don Gianni.

Sono tanti i bambini conosciuti dal cappellano, ognuno con la sua storia. «Da tutti ho imparato tanto. Di uno conobbi anche la rabbia e la ribellione nei confronti di Dio per la sua situazione di grande debolezza. Aveva tutte le sue ragioni. Ma nella fase terminale mi chiese di pregare per lui, aveva intuito che stava per concludersi il suo percorso e la mattina si alzò cantando “vincerò”. Ma dopo poco tempo le sue ali divennero forti e spiccò il volo», racconta don Gianni.

Il dolore

«Potrei fare tanti esempi di vita che tengo custoditi nello scrigno del mio povero cuore, ma posso dirvi con certezza che, sempre in punta di piedi, mi sono avvicinato al dolore considerandolo il terreno di chi soffre, un terreno sacro dove solo nel silenzio e nella presenza si può sentire la vera essenza dell’amore».

Il gesto indimenticabile

«Un giorno ero seduto vicino a una mamma in Oncologia. Aveva un cancro ed era ormai in fase terminale. Non riuscivo a dire nulla. Ero seduto in silenzio vicino a lei. La guardavo. Le ho preso la mano e nei suoi occhi leggevo tutto il dolore di lasciare sua figlia così piccola. Stavo lì, ero sul punto di piangere quando lei alzò la sua mano e mi accarezzò sulla spalla quasi per consolarmi perché aveva percepito tutto il mio dolore. In quel momento sentii un brivido lungo la schiena, una vibrazione di infinita tenerezza che va oltre ciò che è spiegabile. Mi aveva fatto capire che sentiva la mia empatia. Non dimenticherò mai questo gesto». Conclude il suo racconto così, don Gianni.

Il messaggio

Il cappellano clown ha donato tutto se stesso per gli ammalati e la sua vita ha assunto una forma di dedizione e passione sempre accanto a chi soffre. Ha incontrato diversi bambini anche in Oncoematologia pediatrica al policlinico “Agostino Gemelli” di Roma dove ha svolto il suo tirocinio di cappellano. Ha imparato dai bambini il valore di un sorriso, la bellezza di una carezza, la gioia di un abbraccio. Proprio lì, dove il dolore è immenso, ha imparato quanto è grande l’amore di Dio. «La malattia può fermare il corpo ma non può fermare l’anima e il cuore. Questi parlano ancora: parlano di amore, di sorriso, di voglia e forza di vivere. Lotteremo ancora nonostante i tanti cazzotti che riceviamo dalla vita, perché sul ring della vita non vince chi sconfigge ma chi lotta fino all’ultimo round», è il messaggio di don Gianni.

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