Per la prima volta dopo l’ennesimo atto intimidatorio subito, il sesto, la giudice Francesca Mariano parla in pubblico, accompagnata dalla scorta tra misure di sicurezza imponenti e il livello massimo di protezione. Lo fa scegliendo un teatro, quello di Casarano, e si rivolge agli studenti che assistono al reading teatrale sulla figura del giudice Rosario Livatino, scritto da lei. Mariano cita le stesse parole, «prima o poi…» del biglietto ritrovato sulla tomba del padre nel cimitero di Galatina, accanto ad un coltello e ad una testa di capretto mozzata. L’unico riferimento all’episodio sul quale indaga la Squadra mobile della questura di Lecce.
L’intervento
«Chi volete essere – dice rivolgendosi agli studenti – volete essere dei pupazzi in mano a qualcuno più forte di voi che vi mette in mano una pistola e vi dice che se sparate siete uomini?». «No, se voi sparate non siete uomini, siete quelli che stanno aprendo le porte del carcere dove – mette in guardia la gip – prima o poi, e questa volta lo dico io, trascorreranno la loro vita».
«La cultura del favore va messa sotto i piedi» ha aggiunto Francesca Mariano, che più volte, citando l’esempio di Livatino ha spronato il giovane pubblico presente in platea. La figura di un magistrato integerrimo che si affidava alla fede e a Dio nel giudicare le persone. Contrario a ogni forma di violenza e sopraffazione, un punto di riferimento per le nuove generazioni, le quali devono rifarsi a questi modelli. All’incontro hanno partecipato anche il prefetto di Lecce, Natalino Manno, il questore, Giampiero Lionetti e il procuratore generale presso il Tribunale di Lecce, Ludovico Vaccaro, i vertici delle forze militari e dell’ordine, i sindaci di Casarano e Taurisano, il commissario straordinario del Comune di Ruffano.