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Armi e droga nel Salento, colpo al clan: 18 arresti. A capo il rampollo 31enne, le donne gestivano la droga – VIDEO

Diciotto persone arrestate (la maggior parte delle quali in carcere). Trentatrè indagati. È l’esito del blitz condotto all’alba da oltre 110 carabinieri che – nei comuni di Racale, Alliste, Taviano, Melissano e Gallipoli – hanno inflitto un duro colpo alla criminalità organizzata.

Le accuse a carico degli indagati sono, a vario a titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, lesioni aggravate, tentata estorsione, ricettazione e detenzione abusiva di armi, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il pestaggio di un 22enne per un debito di droga

Le indagini sono partite a marzo del 2022 quando un giovane di 22 anni di Taviano sarebbe stato attirato in una trappola con la scusa di un incontro chiarificatore. Il ragazzo sarebbe stato brutalmente picchiato e costretto a consegnare 700 euro, il prezzo di un debito di droga.

Gli aggressori lo avrebbero obbligato a mettersi alla guida della propria auto, con due di loro a bordo, per recuperare il denaro da casa. Quando il ragazzo scese dal veicolo, gli avrebbero persino sottratto le chiavi, per impedirgli ogni via di fuga.

L’episodio, come emerso, era la “punta dell’iceberg” di «una organizzazione criminale ramificata, capace di muovere ingenti quantità di droga e di esercitare un controllo capillare sul territorio, in perfetto stile Sacra corona unita», affermano gli inquirenti.

L’operazione “Pit Bull”

L’operazione è stata denominata “Pit Bull“, la razza dei cani che custodivano la casa di uno dei presunti sodali e che avrebbero aggredito i carabinieri durante un primo intervento.

Per mesi i militari hanno seguito le tracce del presunto clan, intrecciando intercettazioni telefoniche e telematiche, pedinamenti, osservazioni discrete e perfino ricognizioni aeree.

Le indagini avrebbero così svelato un traffico continuo di cocaina, eroina, marijuana e hashish, smerciati non solo nei centri abitati ma anche nelle località marine più frequentate della zona.

A capo dell’organizzazione il 31enne figlio del boss

Al vertice dell’organizzazione, come emerso, ci sarebbe un 31enne del posto, nipote di Vito Paolo Troisi, storico capo dell’omonimo clan. Il giovane è considerato l’erede naturale di quella frangia della Sacra corona unita che dagli anni ’90 controlla il traffico di sostanze stupefacenti nell’area, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo mafioso in quanto appartenente alla famiglia Troisi e della disponibilità di armi.

Figlio del defunto Angelo Salvatore Vacca, ergastolano per omicidio, il 31enne avrebbe preso le redini del gruppo dopo la morte del padre, avvenuta il 23 agosto 2024, mentre era ai domiciliari per gravi patologie oncologiche. «La sfarzosa cerimonia funebre del padre, celebrata il giorno seguente nella chiesa San Giorgio Martire di Racale, con una carrozza dorata trainata da quattro cavalli neri, è stata un vero e proprio manifesto di potere, evocativo dei riti ostentati che le mafie utilizzano per riaffermare la propria presenza sul territorio», spiegano i carabinieri in una nota.

Il ruolo delle donne

«Nell’organizzazione – riferiscono ancora i militari -, ruolo fondamentale è stato quello delle donne di famiglia. Sei di esse, infatti, tutte raggiunte da misure cautelari, gestivano lo spaccio e lo stoccaggio della droga, controllando approvvigionamenti, consegne e contabilità». In particolare, la moglie del 31enne avrebbe sostituito il marito in sua assenza, «occupandosi personalmente della distribuzione delle dosi, del rifornimento delle scorte e della gestione dei proventi illeciti», riferiscono ancora gli inquirenti.

La droga, chiamata in codice “cento” o “pietre”, sarebbe stata prelevata più volte al giorno da nascondigli sicuri, nascosta in buste della spesa o cartoni di vino e detersivi per passare inosservata. Una volta preparate le dosi, il cellophane usato per il confezionamento sarebbe stato bruciato per cancellare ogni traccia di odore e residuo.

Gli ingenti profitti

I carabinieri parlano di «un sistema collaudato che ha permesso al clan di accumulare ingenti profitti» come sarebbe anche dimostrato da un’intercettazione in cui il 31enne parla di «un’operazione finanziaria costata circa 774mila euro che, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato oltre due milioni di euro all’organizzazione».

Nel corso dell’operazione sette persone sono state arrestate in flagranza di reato, sono stati sequestrati 22 chili di cocaina, 10 chili di marijuana, 3,5 chili di eroina, 9 chili di hashish e beni per un valore di circa 91mila euro.

Il blitz è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Lecce, supportati dai comandi territoriali, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, dal Nucleo Cinofili di Bari e militari dell’11° Reggimento “Puglia”.

Le misure cautelari sono state disposte dal Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

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