Società di comodo, intestate a terze persone, ma in realtà vuote. Sarebbe stato quello, secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce, il cavallo di Troia con il quale le società “amiche” dei sindaci riuscivano a veicolare appalti.
L’inchiesta
Emerge anche questo dalle carte dell’inchiesta che accende i riflettori su tre sindaci salentini, per i quali la Procura di Lecce nelle scorse ore ha chiesto l’arresto: quello di Maglie Ernesto Toma (per lui la richiesta è di domiciliari), di Ruffano, Rocco Antonio Cavallo (carcere), e quello di Sanarica Salvatore Sales (domiciliari). E, ancora, per il vicesindaco di Maglie Marco Sticchi e l’assessore di Sanarica Andrea Strambaci (domiciliari). I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2016 e il 2022. Il carcere è stato chiesto anche per gli imprenditori Marco e Graziano Castrignanò, ritenuti dagli inquirenti il fulcro della gestione degli appalti, in particolare quello per il verde pubblico.
I reati contestati
Sono, a vario titolo: associazione per delinquere (solo nei confronti degli imprenditori) finalizzata alla corruzione propria e impropria, corruzione elettorale, falso in atto pubblico, turbata libertà degli incanti, turbata libertà della scelta del contraente, frode nelle pubbliche forniture, truffa ai danni di Regione, Stato e Unione Europea. Gli appalti, in sostanza, sarebbero stati aggiudicati illegittimamente, in cambio di servizi e favori a sindaci e funzionari.